Biellese Magico e Misterioso - 02 febbraio 2020, 08:00

Il Biellese magico e misterioso: Il processo al Diavolo del prete di Pettinengo

A cura di Roberto Gremmo

Il Biellese magico e misterioso: Il processo al Diavolo del prete di Pettinengo

 Un prete esorcista biellese mise sotto accusa il Diavolo in persona nel 1601 quando il demoniaco terrorizzò il borgo valdostano d’Issime.

    La singolare vicenda del ‘processo al diavolo’ é nota. Un primo cenno dello sconcertante  e singolare episodio venne fatto nel 1883 dal canonico Dominique Noussian dell’“Académie de Saint Ansèlme” di Aosta e dopo sei anni ampiamente descritta dagli autorevoli storici Ariodante Fabretti e Pietro Vayra in un opuscolo pubblicato a Torino col titolo “Il processo al Diavolo ad Issime nella valle di Gressoney”.

    La storia venne ritenuta credibile al punto che in uno studio scientifico sugli eventi sismici  d’Italia pubblicato nel 1901 venne presa per buona la notizia che “[n]el settembre (1600) il terremoto sconquassò il villaggio di Scima nella valle di Gressoney: tanta ruina parve cosa piuttosto diabolica che naturale, onde che, compiuti i consueti esorcismi, e la terra non ancora posando, si aperse l’anno dopo in Aosta, il processo contra demones subterraneos ibi existentes ad effectum vastandi aedificia, compos et prata omniaque bona sita ab una parte predicti loci (oppidi Scimae)”.

   Lo sconcertante duello sopranaturale ebbe per protagonista unico sulla scena d’una tragicommedia pseudo-giudiziaria un sacerdote biellese, il parroco di Pettinengo, don Annibale Serra chiamato a sconfiggere le credenze diavolesche dal presule di Aosta Bartolomeo Ferreri costretto ad intervenire perché “alcuni dè spiriti, lasciati nelle caverne della terra quando fu dal cielo Lucifero nell'inferno confinato, si diedero ad infestar gli uomini e gl'animali di quel luogo uccidendone di tempo in tempo alcuno”.

  Come ben nota Battista Beccaria dell’“Associazione di Storia della Chiesa Novarese”, quello contro il “diavolo Astarotte di Issime e alla sua legione di 6666 diavoli” fu un “processo probabilmente costruito per tener lontana l’inquisizione dalla valle di Issime” ma nel tempo diventò un evento straordinario. 

  Gli “Acta” dell'esorcismo, frutto della penna dello stesso Serra, attribuirono la presenza diabolica ed un “grandissimo terremoto, qual durò buon spatio di tempo et cadettero alcuni edifici da fondamenti, tal che gl'habitanti per il gran spavento fugirono tutti”.

   In realtà, un ampio studio pubblicato nel 1985 sulla rivista “Quaderni Storici” da Emanuela Guidoboni della “Società di Geofisica Applicata” di Bologna chiarisce che non si trattò di un terremoto vero e proprio perché il fenomeno tellurico non era stato percepito in altre località. Si trattò soltanto di “un grande smottamento causato dall’erosione delle abbondanti acque sotterranee” ed infatti “il caso di Issime non è ricordato in atti pubblici, memorie, diarii, storie locali; i pochi testi storiografici che ricordano il terremoto citano come fonte il processo al diavolo. Nessun abitato della valle e dei dintorni, nessun centro urbano pareva dunque entrato nell’area di risentimento del sisma”.

   Quale fosse la vera natura e la dimensione di un possibile evento sismico, la paura, l’ignoranza e la superstizione portarono senza indugio i poveri montanari a credere che l’inspiegabile e terrificante moto sotterraneo fosse nient’altro che “cosa diabolica” perché “pareva si rumasse sotto terra a guise che fanno le talpe”.

   Ed ecco allora il padre francescano biellese Annibale Serra, ben noto “nel sconiurare, exorcizzare et scacciar demoni”, generosamente “risolversi”  di partire per la Val d'Aosta ove a suo dire, ebbe la soddisfazione, negata agli antichi, di farsi seder davanti sul banco  degli accusati il ‘Grande delinquente’ e di pronunciargli in faccia la condanna, dopo aver pregato per cinque giorni esorcizzando “le stanze dell’abbissamento”.

  Il demonio, scoperto da Serra all’interno d’una caverna, colto in flagrante delitto, ricevette la citazione spiccatagli dal giudice e legalmente intimatagli per affissione di copia all'albo pretorio. Poi sarebbe comparso costituendosi formalmente in giudizio.

   Molto opportunamente, Emanuela Guidoboni definisce la prosa del Serra una “composizione molto artificiosa con scarsi riferimeni al quadro ambientale” per non dire allucinata e visionaria.

   Si afferma infatti che nella notte del 22 gennaio 1601 sarebbe stato nominato un procuratore difensivo nella persona di un altro diavolo; si sostiene che il demonio Astarotte avrebbe prestato giuramento sui santi vangeli parlando in perfetto latino e che, vinto e soccombente, avrebbe accettato la sentenza di condanna, senza neppur dichiarare di ricorrere in appello.

   Dopo aver contrastato verbalmente i diavoli Astarotte ed Acheronte che minacciavano nuovi sconquassi tellurici, mentre pronunciava gli ultimi esorcismi accanto alla cappella di San Grato, padre Serra sostenne d’aver veduto “caminar velocemente certi vapori rosseggianti e neri che si partirono dal luogo della ruina”. Non ebbe dubbi a credere “fosser i seguaci d’Astarotte che fuggivano”.

   La rotta incomposta dei diavoli sarebbe avvenuta mentre “si vide lampeggiar per un pezzo; poi si sentirono tuoni, indi cridava la nuvola et poi cadde tempesta. Venne poi anco il terremoto, che durò assai terribile in maniera che la casa pareva che andasse sottosopra” ma questi eventi catastrofici vennero interpretati come un ultimo colpo di coda, di rabbia e di resa delle forze maligne.

  E’ bene non mettere (é il caso di dirlo) la mano sul fuoco sulle facoltà mentali e sulla fantasia del Serra, ma é comunque valido l'avvertimento del Fabretti e del Vayra per cui “anche senza prestar fede alla regale comparsa del diavolo in giudizio ed alle altre meraviglie riferite nella relazione, pur tuttavia l'idea di per sè sola che si sia concepito d'intentargli azione, ed il fatto per sè del compiutosi processo si presentano sotto un aspetto così strano, così repugnante all'ordine di idee, in mezzo a cui viviamo, ed al comune concetto del possibile, in una parola così straordinario, da destar meraviglia e stupore”.

  Eppure, ammoniscono i due scrittori, anche se inverosimile e così lontano dalla nostra moderna idea del ‘possibile’ è certo che in quell'epoca ed in quella zona un'intera popolazione abbia effettivamente creduto che ciò che don Serra affermava di vedere e d'udire capitasse sul serio.

   E’ un fatto che al termine della durissima sfida fra l’uomo di chiesa e il nemico della fede, il frate esorcista fece piantare una grande croce dove si sarebbe manifestata la “ruina” diabolica. All’interno di ogni braccio crucifero furono inseriti e sigillati misteriosi “preservativi benedetti”, necessari per tener lontane per sempre le forze infernali.

   I montanari miracolosamente liberati presero solennemente l’impegno d’edificare una cappella dedicata a Santa Margherita.

  Un caso d'isteria collettiva? Un terrore che si muta in fanatismo inquisitoriale? O che altro?

   Gli esorcismi e l'azione solo simbolicamente ‘giudiziaria’ sortirono buoni esiti, poichè, scrive ancora mons. Dalla Chiesa, gli esseri maligni “appena finita di leggersi la sentenza, con gran rumore e strepiti si partirono, nè più in quel paese furono sentiti” per parecchio tempo.

   Il prete biellese aveva sconfitto il demonio.

 Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

 Dal 14 febbraio 2017 nella rubrica “Biellese magico e misterioso” sono stati pubblicati più di 150 articoli che si possono ancora leggere nella sezione “Archivio” di Biella News.

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Roberto Gremmo

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