Sul suo profilo Facebook, sotto la dicitura, 'Ha studiato presso' scrive "L'Università della vita e la frequento ancora". Probabilmente Giuliano Pavan si riferisce alla scuola della fatica, quella che frequenta con una certa costanza perchè gli piace ancora molto. Ci va quasi tutti i giorni, prendendo lezioni su come impostare le gare e su come viverle nella maniera giusta. Non è quasi mai da solo alle lezioni: a volte, ad accompagnarlo, c'è la moglie Silvana. In altre occasioni gli capita di essere in completa solitudine. Ma con l'esperienza ha imparato tanto. Fino alla prossima sfida. A Newsbiella racconta la sua storia, quella di un runner determinato nel coltivare la sua immensa passione per le corse. Quelle dure e talmente massacranti da chiedersi come sia possibile arrivare in fondo. Probabilmente a leggere le sue parole, si potrebbe ottenere una piacevole risposta.
“Ho ricominciato dalla strada, come tutti i podisti biellesi, correndo le principali corse del calendario locale - spiega Giuliano Pavan - la mia prima vera ultra maratona è stata la Firenze-Faenza nel 2005, il Trofeo del Passatore che correrò per la nona volta nel prossimo mese di maggio. Poi mi sono specializzato nelle 24 ore, su strada e su pista, senza dimenticare le Sei Giorni”. Pavan ha un curriculum agonistico di tutto rispetto: “Ho fatto quattro volte il Tor des Geants, anche se l’ho finito una volta sola, poi ho partecipato a dieci edizioni dell’Ultra Trail Monte Bianco. Cerco di correre una gara lunga tutti i mesi per non mollare la presa”. A favorirlo, pare, sia anche la sua età: “Non essendo più veloce e competitivo nelle gare brevi posso trovare il mio spazio in questo tipo di specialità. Con le ultra maratone è una sfida continua con se stessi, con la propria testa più che con il proprio fisico”. E quando arriva il momento di mollare?: “Cerco di resistere, di mangiare e di superare la crisi momentanea. Certo, se ti trovi al buio e al freddo tutto diventa più difficile, ma non lascio tanto facilmente”.
All’interno della sua categoria, M60, Giuliano Pavan si è tolto qualche bella soddisfazione: ora è reduce da un trail in provincia di Brescia, poi ha corso al Parco Ruffini di Torino la “Sei ore su strada” e si sta preparando ad altre gare massacranti. Chi lo segue come un’ombra durante i lunghi fine settimana di corse è la moglie Silvana: “Quando ho fatto il Tor des Geants, mi ha seguito in auto percorrendo, tra i vari punti di sosta, circa 1000 km. Oppure quando corro in pista è lei a passarmi ricambio, borraccia o cibo”. La passione per gli Ultratrail ha portato Pavan a condizioni estreme, come in Marocco qualche anno fa: “Era una delle prime esperienze all’estero e nel deserto. A un certo punto ho sbagliato strada e mi sono trovato da solo nelle ore notturne con un certo malessere. Per fortuna avevo cibo e sali in gran quantità, ho trovato un riparo e mi sono coperto bene, visto che in quelle zone c’è una forte escursione termica dal giorno alla notte. Sono riuscito ad avvertire gli organizzatori che mi sono venuti a prendere il mattino dopo. Paura? No, ma da quel momento ho imparato a stare più attento e a gestire situazioni particolarmente difficili”.
Nonostante le corse così dure nei fine settimana, Giuliano Pavan non ha mai perso un lunedì mattina al lavoro: “Sono sempre andato a compiere il mio dovere – spiega – nonostante dolori e acciacchi. Ora che sono in pensione la mia vita di tutti i giorni è cambiata. Resta immutata, invece, la passione per la fatica”.











