Basket - 27 febbraio 2016, 14:30

Nicola Minessi si racconta tra Mille Miglia, basket e una carriera vincente

A tu per tu con il team manager di Pallacanestro Biella, che ricorda il passato da giocatore e la sua passione per le auto d'epoca: "Mi sto preparando per partecipare alla corsa storica"

Nicola Minessi si racconta tra Mille Miglia, basket e una carriera vincente

Nicola Minessi nasce a Brescia, il 5 febbraio. Numero 5, idolo per anni prima nella Fila, poi ING e ritornato all’Angelico a chiudere la carriera di giocatore ed iniziare quella da dirigente. Classe 1974. Un anno fondamentale nella storia, Nixon si dimette in contumacia Watergate, Happy Days debutta sulla ABC, l’Italia è scossa dagli attentati, a Brescia una bomba uccide 8 persone, la Germania è campione del mondo, in casa sua, battendo in finale l’Olanda di Cruyff 2-1. Un ambiente globale pieno di forza che gira caoticamente e vorticosamente, ci piace pensare che qualche stilla di questa energia deve per forza essersi posata sulla testa di Nicola. Chi l’ha visto giocare sa bene il perché di questa affermazione, chi non l’ha visto lo capirà dalle sue parole. L’abbiamo incontrato per parlare di lui, del basket e di vita in generale.

Partiamo da fuori del parquet, non è difficile vederla in giro su un’Harley o il suo Maggiolino, parliamo della passione per auto e moto d’epoca, da dove arriva?

"Vengo da una famiglia di appassionati e meccanici, mio zio ha corso 13 Mille Miglia (la corsa automobilistica che parte ed arriva a Brescia e copre 1600 km lungo tutta la penisola, ndr). Adesso io stesso sto preparando un’auto per correrla, una Jensen Healey con cui voglio partecipare non appena finisco di sistemarla".

Avviciniamoci adesso al campo, come è arrivato a Biella?

"Sono arrivato dopo che Muzio, mio amico (entrambi di Brescia, ndr), mi aveva parlato bene della città e dell’ambiente. All’epoca giocavo a Brescia che voleva vendermi a tutti i cosi e perciò ho seguito il consiglio di Alessandro e sono venuto a Biella".

Che coppia Muzio & Minessi….Scelse Biella nel 1995, c'è ancora, cosa è cambiato da quando è arrivato?

"È la città in cui ho deciso di vivere e stabilirmi ma non si può nascondere che fine anni 90 e inizio 2000 siano stati il periodo di massimo splendore. Il contesto è cambiato, si è tranquillizzato molto, l’ambiente all’epoca era vivo, i locali erano pieni, oggi è una situazione più “anonima”".

Parliamo della sua esperienza da giocatore, chi era Nicola Minessi in campo?

"Ero un giocatore di cuore, che sapeva fare molte cose bene ma non eccelleva in niente. Potevo dare energia in difesa, segnare un tiro da tre o fare una schiacciata. Cercavo comunque di gettare il cuore oltre l’ostacolo tutte le volte che ne avevo l’opportunità e che scendevo in campo, e credo che questo sia il motivo per cui, pur avendo meno talento di molti altri che sono passati di qui, la gente mi ricorda con piacere".

Promozioni in serie dalla B2 alla A1… Sembra strano ma tocchiamo un tasto, forse, dolente: l’anno più bello del primo ciclo di Pallacanestro Biella , il 2001, è stato per lei il più duro qui a Biella, complice il rapporto non idilliaco con Marco Crespi…

"Arrivavo da un anno dove mi ero infortunato al ginocchio e perciò stavo recuperando. La chiave secondo me è stata la differenza di interpretazione della pallacanestro, Crespi era, ed è tuttora, un allenatore super competente, capace e preparato però intepretava il basket come un dovere, una visione troppo distante dalla mia che invece vedo il basket e lo sport in generale in una vena più di divertimento, professionale ma con una visione più leggera. Penso però di aver avuto il merito di adattarmi, e non creare problemi ad una squadra che stava facendo benissimo e che avrebbe poi vinto il campionato. La parte peggiore è sicuramente stata la totale assenza di rapporto con il Coach ma come ho detto, penso di essermi comportato in maniera giusta e a fine anno ho cambiato squadra".

Intanto però con la promozione in A1 ha raggiunto un bel traguardo personale…

"Sì, mi sono ritirato essendo stato promosso in tutti i campionati senior Nazionali. È un bel traguardo, e sono anche riuscito a segnare in serie A1, non mi lamento".

Un aneddoto per chiudere, se dico Ginobili, difesa e Minessi cosa le viene in mente? (Emanuel Ginobili, leggenda del Basket Argentino, pluricampione NBA, stella della Virtus Bologna del Grande Slam, a precisa domanda su chi fosse il giocatore che più lo aveva messo in difficoltà come difensore non ebbe dubbi “Nicola Minessi”, ndr).

"Credo che la questione sia stata ingigantita oltre la sua reale importanza, certo, mi ha fatto piacere sentire quelle parole, sono piccole grandi gioie che uno si porta dentro. In realtà penso che si ricordi di me più per le serate post partita che per la difesa in campo… lì si che emergeva il mio talento “difensivo”".

 

Matteo Bernardini

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