SPORT - 04 agosto 2014, 15:18

Calcio – Luca Carlo Rizzi è il nuovo team manager del Cossato

“Le squadre non vanno gestite a livello amatoriale, ma come imprese che forniscono un intrattenimento”

Luca Carlo Rizzi

Luca Carlo Rizzi

“Le squadre non vanno più gestite a livello  amatoriale, bensì ci vuole una struttura imprenditoriale”.

A parlare è Luca Carlo Rizzi, 40 anni, di Biella, avvocato e, da oggi, team manager del Cossato Calcio. Dopo la militanza nel Football Club Vigliano, ha deciso di fare il salto di qualità, approdando nella squadra della seconda città del Biellese.

- Da dove nasce la sua passione per il pallone?

E’ stato oltre due anni e mezzo fa, per caso, con il Vigliano come dirigente e mi sono appassionato. Ho iniziato a seguire la prima squadra a stagione in corso, era ormai dicembre, e alla fine siamo retrocessi. L’anno seguente, abbiamo vinto il campionato di seconda categoria e adesso i play off del girone di prima categoria, in cui militavamo.

- Perché allora lasciare il Vigliano per approdare alla corte di Roberto Mortarino?

A dire la verità, sarei rimasto, ma ho avuto delle divergenze di opinione con la dirigenza. Vista la scarsità di soldi, hanno deciso di puntare sul settore giovanile. Io, invece, sono convinto che vada coltivata la prima categoria, che sia competitiva, per attirare gente. Così ho ritenuto inutile stare al Vigliano, perché ero convinto di poter fare meglio e, parlando con il direttore sportivo del Cossato Calcio, Roberto Mortarino, sono passato da loro. E’ nata in questo modo, l’idea di collaborare con una squadra che è in Promozione, ha una bella storia alle spalle, ottimi impianti e la società è tra le prime del Biellese.

- Che ruolo ricoprirà nel gruppo?

Sarò il team manager della prima squadra e farò da trait d’union tra il settore tecnico e la società, oltre che l’addetto alle relazioni con l’esterno, ovvero con gli organi di informazione, gli investitori e gli enti pubblici.

- Ma come riesce a conciliare questa passione con la professione di avvocato?

Il calcio è una mia passione e non una fonte di reddito, bensì di divertimento. Sono comunque specializzato in Diritto sportivo e ho alle spalle due Master, fatti a Torino e Milano. Nel Biellese non ci sono studi specializzati in questa branca giudiziaria, che pure è una materia affascinante, anche perché sul territorio non dà sbocchi lavorativi, e questo è un peccato. Comunque, alla luce di tutto questo, per me è più che possibile conciliare calcio e professione.

- Di cosa ha bisogno, secondo lei, il calcio locale?               

Quello che manca, a mio avviso, non sono tanto le risorse, quando una struttura organizzata in ambito imprenditoriale, all’interno delle società. Attualmente sono gestite a livello amatoriale, come una sagra di paese, invece occorre cambiare mentalità. Le squadre, vanno viste come un’impresa che gestisce un prodotto di intrattenimento. Un sistema già applicato nel basket, strutturato in modo coinvolgente e imprenditoriale. E questo paga, visto che attira sponsor e pubblico.

- E il futuro del Cossato Calcio come lo vede?

E’ una società storica, con cinque campi a disposizione e una ventina di persone, che ci lavorano dietro. Quindi è già molto ben organizzata. Adesso non resta che svilupparne ulteriormente l’immagine e l’affezione di una piazza importante, come quella di Cossato.

Elena Giacchero

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