Erano andati fino in Campania per cercare di farsi consegnare, da un altro biellese, i 200 mila euro che, a loro dire, non aveva versato per dei lavori eseguiti in passato in Marocco a uno dei tre. Sono Mauro Gronda, 47 anni, Massimiliano Colaiacono, 33, e Gino Astrua, 51, tutti residenti a Biella.
Mentre i primi due avevano ottenuto quasi subito, già a marzo, i domiciliari e ora sono tornati liberi, l'ultimo ha lasciato solo adesso il carcere di frazione Capodimonte, a Benevento. "Sono riuscito a fare ottenere gli arresti domiciliari a Gino Astrua ed è tornato a casa - commenta il difensore, l'avvocato Angelo Leone, di Benevento, che assiste tutti e tre i biellesi -. Adesso aspettiamo settembre, per fissare la data del processo".
La vicenda, dai risvolti tragicomici, risale allo scorso febbraio. E' il 26, quando il terzetto parte alla volta della Campania. Prima, si sono fatti prestare da un agente della Polizia Municipale di Biella, un paio di divise, raccontando che dovevano partecipare a un carnevale. Con loro portano tre armi: due pistole giocattolo e una vecchia pistola che Astrua ha trovato in un sottotetto, nel corso di una ristrutturazione, e che nasconde, senza informare Gronda e Colaiacono.
La mattina del 27 febbraio, sono a San Giorgio del Sannio, sotto casa del loro, presunto, debitore. Sono circa le 8 del mattino, e un agente della Digos, che abita in quella strada, esce dalla sua abitazione per andare al lavoro. Vede subito il terzetto, ma nota, soprattutto le divise. In quel piccolo paese c'è un solo agente e non è tra loro. Si avvicina, senza dare nell'occhio, e si accorge che sul cappello d'ordinanza c'è scritto: Polizia municipale di Biella. "Biella? E dov'è?". Probabilmente sono queste le domande che gli affollano subito la mente, poi, forse, pensa che si tratti di un agguato, che quei tre siano sicari della criminalità organizzata e chiama i rinforzi. Intanto, Gronda, Colaiacono e Astrua, sentendosi osservati, decidono di lasciar perdere il loro piano, sempre che ne abbiano uno, e si allontanano velocemente su una Nissan Qashqai, bianca.
L'allarme, però, è stato lanciato, vengono inseguiti e, non conoscendo il territorio, imboccano la via che li porta direttamente al Comando provinciale dei Carabinieri di Benevento. I militari li stanno già aspettando, armi spianate, e li bloccano. Il terzetto finisce in manette, con l'inziale accusa di tentato sequestro di persona, che poi cadrà, restando in piedi soltanto il porto abusivo di armi. Mentre Colaiacono e Gronda lasceranno quasi subito il carcere, Gino Astrua resterà dentro per cinque mesi. A pesare sulla sua posizione, quella pistola, risalente alla Seconda Guerra Mondiale e trovata per caso. Per quello che riguarda l'agente della Polizia Municipale che ha prestato le divise, non ha avuto strascichi dalla vicenda. Non è infatti ritenuto un reato, concedere a terzi la propria divisa, dal regolamento del Corpo di appartenenza.




