Copertina - 01 dicembre 2025, 00:00

Christian Clarizio: “Innovazione, territorio e comunità. La mia storia è un viaggio che parte da Biella e guarda lontano”

Cresciuto in una terra che vive di relazioni, manifattura e visione, Christian Clarizio è oggi uno dei volti più riconoscibili dell’innovazione biellese. Responsabile dell’Open Innovation Center Sella di Biella & Sellalab, e presidente della Pro Loco Biella Valle d’Oropa, ha saputo intrecciare professione, passione territoriale e impegno sociale in un percorso che unisce tecnologia, creatività e comunità. Dalla sua esperienza nel gruppo Sella alle tante iniziative che hanno segnato la vita culturale e aggregativa del biellese, Christian porta avanti un’idea chiara: la crescita nasce solo se si cresce insieme. In questa intervista, ci racconta la sua storia con tono sincero, diretto e con la leggerezza di chi è abituato a costruire, non a raccontarsi. 

Christian, partiamo dalle basi: qual è il tuo percorso professionale? 

Sono entrato nel gruppo Sella nel 2005 come operatore di sportello nelle succursali telematiche. Poi sono passato al marketing, dove seguivo la parte dedicata alle aziende. Nel 2017 è arrivata la svolta: sono entrato al Sellalab, di cui oggi sono responsabile presso l’Open Innovation Center Sella di Biella. 

Com’è nata la tua passione per il mondo dell’innovazione?

Da sempre sono attratto da ciò che cambia e che può migliorare la vita delle persone e delle imprese. L’innovazione per me non è tecnologia, ma un modo diverso di guardare alle cose. 

Di cosa ti occupi nello specifico al Sellalab?

Lavoro con startup e aziende per aiutarle a crescere, a trovare nuove soluzioni e a sviluppare progetti di trasformazione digitale e sostenibile. 

Quali sono gli eventi professionali più importanti che hai ideato o coordinato?

Su tutti il grande festival di innovazione BiDigital, che quest’anno è evoluto con un nuovo brand e una nuova proposta: Nel Mondo a Venire. È un progetto che negli anni ha saputo creare cultura, visione e network per tutto il Biellese. 

Parliamo di startup: come le definiresti?

Per me una startup è un’idea che smette di essere solo un’idea e trova una realizzazione concreta, attraverso un modello che deve funzionare sul mercato. 

E in che modo le supportate?

Le aiutiamo a strutturare una strategia, a prendere consapevolezza dei rischi e del percorso. E poi creiamo connessioni con le aziende mature che cercano innovazione. 

Qual è il “difetto” più comune di chi crea una startup?

L’innamoramento dell’idea. È una forza e un limite insieme: serve entusiasmo, ma serve anche la capacità di riconoscere i limiti e i difetti. 

Quali startup ti sono rimaste nel cuore?

Lanieri, Btrees e Koodit. Sono realtà nate dal territorio, che hanno trovato un loro mercato e fatto passi importanti anche grazie al lavoro svolto insieme. 

Perché credi tanto nel territorio?

Perché ci sono cresciuto da ragazzo, quando facevo il PR nei locali e organizzavo eventi. Ho imparato che le persone hanno bisogno di occasioni per incontrarsi e sentirsi comunità. 

Per te cosa significa “territorio”?

È il posto in cui vivono le mie figlie. E per loro vorrei un futuro con più opportunità, più cultura e più possibilità di scelta. 

Come nasce la tua idea di eventi con impatto sociale? 

Non ho mai fatto eventi solo per divertire: devono portare valore, muovere economia, creare connessioni e dare un’identità a chi li vive. 

Quali sono stati gli eventi più significativi che hai organizzato?

Bencuncià, la Cena in Bianco e tutti gli eventi del Natale, che gestiamo ormai da quasi dieci anni. Ma quello che mi ha dato tanto dal punto di vista umano è stato Viva Vittoria in cui abbiamo aiutato associazioni che tutelano le donne vittime di violenza. 

Come descriveresti la tua esperienza in Pro Loco?

La Pro Loco Biella e Valle d’Oropa esisteva già, ma negli ultimi anni ha avuto un “boost” importante. Abbiamo portato nuove idee, nuovi eventi e un nuovo modo di lavorare insieme. 

Da presidente, qual è stata la tua sfida più grande?

Trasformare un gruppo di volontari in una comunità che produce valore. Non è semplice, ma quando ci riesci la soddisfazione è enorme. 

La tua formazione personale come si intreccia con ciò che fai oggi?

Sono sposato, ho due figlie, ho un cane, galline e due caprette. Mi piace il rapporto con la terra, aiuta a essere concreti, ed è un valore che vogliamo tramandare alle nostre figlie. 

Le tue passioni?

Amo organizzare eventi che abbiano una ricaduta sociale e territoriale. È la cosa che mi dà più soddisfazione, insieme ai progetti che faccio al Sellalab. 

Da dove nasce il tuo desiderio di costruire un territorio migliore per i giovani?

Dalla volontà di lasciare alle mie figlie un Biellese più ricco, più aperto, più attrattivo. Vorrei che un giorno tornassero a investire qui le competenze che svilupperanno altrove. 

Quanto conta per te il lavoro di squadra?

È tutto. Nessun progetto, nessun evento vive se non c’è una comunità che lo spinge e ci crede. Come per le startup: l’imprenditore ha la visione, ma senza il team che lo sostiene non può avere futuro. 

Cosa manca al territorio per fare il salto definitivo?

Consapevolezza e collaborazione. Il Biellese ha potenzialità enormi: serve più dialogo e una maggiore apertura tra realtà diverse. 

Un messaggio finale ai cittadini del territorio?

Ognuno può contribuire in modo concreto. Amare il Biellese significa prendersene cura: è un territorio unico e merita il nostro impegno, anche solo poche ore all’anno. 

redazione

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