L’oro, da sempre simbolo di sicurezza e valore, torna al centro dell’attenzione in un momento di forte instabilità economica.
A discuterne, in un incontro organizzato da NewsBiella.it, Andrea Fabbris, consulente finanziario indipendente, e Roberto Boglietti, storico gioielliere biellese.
“L’oro è il bene rifugio per eccellenza”, spiega Fabbris. “Tende ad apprezzarsi quando c’è incertezza sui mercati, tassi reali bassi e minore interesse per le obbligazioni.” Negli ultimi mesi, il prezzo dell’oro ha registrato un aumento fino al 60% dall’inizio dell’anno. A spingere la crescita sono stati, secondo Fabbris, non solo il contesto geopolitico ma anche “gli enormi acquisti delle banche centrali, incluse quelle di paesi emergenti come Cina e India”.
Un effetto “gregge” – la cosiddetta FOMO (fear of missing out) – ha poi alimentato la corsa all’acquisto: “È proprio in questi momenti che serve prudenza”, avverte il consulente.
Boglietti sposta l’attenzione sul valore storico e culturale del metallo giallo: “Dagli antichi Egizi a oggi, l’oro è sempre stato un bene importante. Nelle famiglie è servito come riserva di valore: in tempi difficili, molti hanno venduto i propri gioielli per affrontare momenti complessi.” Ricorda inoltre come un tempo le banconote riportassero la scritta “pagabili a vista al portatore”, a indicare che si poteva ottenere l’equivalente in oro. Oggi il prezzo ha superato stabilmente i 100 euro al grammo, dopo essere stato a soli 10 euro (20.000 lire) nei primi anni 2000.
Negli ultimi anni, nota Fabbris, “molte aziende hanno iniziato a produrre oreficeria a 9 carati anziché 18, per rendere più accessibili i prodotti”.
Boglietti conferma: “I poli orafi italiani di Arezzo e Vicenza sono in difficoltà perché il pubblico fatica a sostenere la domanda. Valenza, invece, resta un polo di eccellenza nella gioielleria artigianale, dove il valore è dato dal lavoro manuale.” Mentre l’oreficeria industriale soffre, la gioielleria di alta gamma “può ancora mantenere un suo mercato”, aggiunge.
Fabbris ricorda che nei mercati internazionali l’oro è quotato in dollari e per oncia (31,1 g). “Oggi il prezzo supera i 4.100 dollari l’oncia. Nei portafogli serve come strumento di diversificazione: protegge nei periodi di crisi se rappresenta tra il 5% e il 10% degli investimenti.” Tuttavia, invita alla cautela: “Quando tutto cresce, è importante saper prendere profitto e non restare completamente esposti su un solo asset.”
Boglietti aggiunge un aspetto valutario: “Un anno fa il cambio euro/dollaro era 1,03; oggi è 1,16–1,17. Se fosse rimasto invariato, il prezzo in euro sarebbe intorno ai 130 euro al grammo.” Rievocando la storia dei prezzi, Boglietti ricorda che nel 1997 l’oro valeva circa 10 euro al grammo e che solo negli ultimi anni ha superato i 100 euro.
Fabbris commenta: “Attenzione a chi dice ‘vendo tutto e compro solo oro’. Se nel 1980 i miei genitori mi avessero regalato una moneta d’oro, ne avrei rivisto il valore reale solo 26 anni dopo.” Boglietti concorda: “L’oro non è un investimento, ma un bene rifugio. Può restare fermo anche vent’anni. Chi cerca cedole o rendimenti regolari deve guardare altrove.”
Fabbris conclude: “È un bene rifugio nel lungo periodo, non un investimento speculativo.” Il consulente affronta poi un tema delicato: “Il rally dell’oro è iniziato nel novembre 2024, quando Donald Trump è stato rieletto presidente degli Stati Uniti. In quel momento il segretario al Tesoro, Bessent, parlò di ricapitalizzazione delle riserve auree americane, oggi contabilizzate a 42 dollari l’oncia.” Fabris ipotizza che, se gli Stati Uniti rivalutassero le riserve al prezzo di mercato (5.000 dollari l’oncia o più), “potrebbero ridurre drasticamente il loro debito pubblico. Ma se poi decidessero di monetizzare, il prezzo dell’oro crollerebbe vertiginosamente”. “È solo un’ipotesi – precisa – ma bisogna tenere gli occhi aperti.”