Running e Trail - 19 settembre 2025, 17:47

Correre per se stessi al Tor30: il racconto di Cristiano Festa Rovera

Mente, corpo e passione: la triade per completare la gara

Correre per se stessi al Tor30: il racconto di Cristiano Festa Rovera

Cristiano, quanti anni ha e da quanto tempo corre?
Ho 51 anni. Corro da cinque anni per una soddisfazione personale. Ma correre sui sentieri, immerso nella natura, è qualcosa di più: è un piacere che fa bene al corpo e alla mente e ti regala scenari di paesaggi e percorsi, che non avresti l’occasione di vedere.

Ha partecipato altre volte al Tor?
Sì, due volte nel 2023 e nel 2024, sempre al Tor30. Il meteo non è stato molto clemente, quindi spero di trovare condizioni migliori. Per quanto riguarda i risultati, sono soddisfatto, ma il mio vero obiettivo è semplicemente arrivare al traguardo. Lo scorso anno, un infortunio mi ha rallentato, perciò quest’anno voglio solo correre e godermi la gara.

In una sfida come il Tor, conta di più la mente o il corpo?
Dipende dai chilometri. Su un percorso breve come il Tor30, il corpo deve rispondere a specifiche esigenze fisiche. Sulle lunghe distanze, è la mente a fare la differenza. Ti ritrovi da solo, immerso nel silenzio della montagna, e in quei momenti la forza mentale diventa fondamentale.

Come si sta preparando per il Tor?
Ho cercato di percorrere più sentieri possibili. Lo scorso anno, mi sono allenato intensamente, facendo tanta strada e frequentando spesso la montagna. Quest’anno le aspettative sono più semplici: voglio correre, vivere la gara, godermi i panorami. Faccio anche un po’ di bici, ma soprattutto per piacere personale. Tutto aiuta a rinforzare il corpo e a mantenere la testa allenata.

Il Tor rappresenta una sfida con se stessi?
Sì, assolutamente. Vuoi raggiungere un obiettivo concreto, magari completare la gara entro una certa fascia oraria, o superare i risultati degli anni precedenti. A volte, l’obiettivo è semplicemente entrare tra i finisher e quel traguardo vale più di ogni cronometro.

Quanto conta l’allenamento in montagna?
È fondamentale. Ti abitui all’altitudine, ai sentieri accidentati e al clima che cambia in un attimo. La maggior parte del Tor non si corre su strada, ma su sentieri di montagna: avere dimestichezza con questi ambienti rende la gara meno imprevedibile e molto più appagante.

Correre per se stessi al Tor30: il racconto di Cristiano Festa Rovera

Erika Festa Rovera