CRONACA - 19 settembre 2025, 11:17

Mottarone, patteggiamenti e assoluzioni: il biellese Enrico Perocchio tra i protagonisti della svolta giudiziaria

A oltre quattro anni dalla tragedia, si chiude con i patteggiamenti di Nerini, Tadini e del biellese Enrico Perocchio, mentre i dirigenti Leitner vengono prosciolti. Soddisfatte le difese, ma i familiari delle vittime parlano di “giustizia incompiuta” e di mancate scuse.

Mottarone, patteggiamenti e assoluzioni: il biellese Enrico Perocchio tra i protagonisti della svolta giudiziaria

«Nessuna pena avrebbe potuto lenire il dolore delle persone offese. Crediamo che questa soluzione consenta a tutti di fare un tentativo per girare pagina». Con queste parole il procuratore capo di Verbania, Alessandro Pepè, ha spiegato la scelta che segna una svolta nel processo per il disastro della funivia del Mottarone, avvenuto nel maggio 2021 e costato la vita a 14 persone.

Il biellese Enrico Perocchio, ingegnere e direttore tecnico dell’impianto, ha ottenuto il patteggiamento insieme a Luigi Nerini (concessionario) e Gabriele Tadini (caposervizio). Il giudice ha invece disposto il non luogo a procedere per i dirigenti della società di manutenzione Leitner, Martin Leitner e Peter Rabanser.

Secondo il procuratore Pepè, a quattro anni dai fatti e con i tempi di prescrizione incombenti, un dibattimento avrebbe significato «un percorso molto lungo e penoso anche per le persone offese, con esito incerto». Da qui la scelta di chiudere la partita giudiziaria con i patteggiamenti.

Il difensore del biellese Perocchio, Andrea Da Prato, ha sottolineato che «il mio cliente subisce una condanna severa ma che gli consente di non dover ritornare in carcere e questo era l’obiettivo primario».
L’avvocato Marcello Perillo, legale di Tadini, ha parlato di una chiusura «tecnicamente giusta», mentre l’avvocato Pasquale Pantano, difensore di Nerini, ha liquidato con poche parole: «È un buon accordo e basta».

Soddisfatto anche il pool difensivo di Leitner, coordinato dall’avvocato Federico Cecconi, secondo cui «la sentenza mette la parola fine su una vicenda tragica, riconoscendo l’assenza di responsabilità per la società».

Di segno opposto il commento delle famiglie delle vittime. L’avvocato Emanuele Zanalda, che tutela i parenti paterni del piccolo Eitan Biran, ha parlato di «amaro in bocca» e ha ricordato come «soprattutto da parte del signor Nerini non sia mai arrivata una lettera di scuse».

Il nome di Enrico Perocchio, unico imputato biellese, è stato al centro del processo sin dai primi giorni dopo la tragedia. Inizialmente arrestato insieme a Nerini e Tadini, venne scarcerato dal gip di Verbania già a fine maggio 2021.
Negli scorsi mesi, la sua difesa aveva chiesto la riformulazione dei capi di imputazione, contestando l’applicabilità delle norme sugli infortuni sul lavoro. Con il patteggiamento, ora arriva una condanna che, pur severa, gli evita il ritorno in cella.

Il disastro del Mottarone ha segnato profondamente l’opinione pubblica e le comunità coinvolte. Se sul piano penale il processo sembra ora avviarsi alla conclusione, rimane la distanza tra la soddisfazione delle difese e il dolore delle famiglie delle vittime, che continuano a chiedere giustizia e memoria.

ECV, VCOnews