Riceviamo e pubblichiamo:
“Gentile Direttore,
da Padova e da Bologna arrivano due iniziative politico-amministrative della sinistra che sollevano inevitabilmente interrogativi sulla società che stiamo costruendo e sull’idea di comunità che vogliamo per il futuro.
A Padova, un assessore ha dichiarato che sarà il proprio figlio, una volta cresciuto, a decidere se essere maschio o femmina. Ma allora, perché attribuirgli un nome alla nascita? Non sarebbe più coerente attendere che scelga anche quello? La realtà resta una: alla nascita siamo maschi o femmine, ed è la biologia a stabilirlo. Si ha la netta impressione che un evento naturale e prezioso come la maternità venga piegato a logiche di strumentalizzazione politica, trasformando i bambini in simboli ideologici. Così facendo, si rischia di complicare ulteriormente un percorso che lo Stato già oggi garantisce agli adulti che scelgono di intraprenderlo.
Da Bologna, invece, giunge la notizia della distribuzione di centinaia di pipe da crack, presentata come misura di “riduzione del danno”. Anche ammettendo la buona fede delle intenzioni, è politicamente e culturalmente inaccettabile che un’amministrazione pubblica adotti provvedimenti che possano persino far pensare a un allentamento nella lotta alla droga. Su un tema tanto delicato è necessario agire con la massima chiarezza e determinazione, senza alcuna ambiguità.
In questo senso, il Governo nazionale e la nostra Regione stanno dimostrando di avere una linea coerente e responsabile, fondata su tre pilastri: prevenzione, sostegno a chi cade nella tossicodipendenza e repressione dello spaccio”.