Maurizio Lastrico torna a teatro con un nuovo spettacolo. L'attore, comico e cabarettista, classe '79 di Genova, sarà a Sordevolo il prossimo 12 luglio, sul palco dell'Anfiteatro del piccolo comune biellese affacciato sulla valle dell'Elvo. Per l'occasione, l'artista ligure si è raccontato al quotidiano Newsbiella.it.
Maurizio Lastrico, sarà a teatro con “Sul Lastrico”: come nasce il nuovo spettacolo e di cosa parla?
Lo spettacolo è il frutto di un percorso molto specifico: dal teatro serioso dello Stabile di Genova, passando per lo Zelig, fino alla fase di fiction e cinema. È il racconto della prospettiva di un ragazzo di Sant'Olcese, paese dell'entroterra ligure, che si trova ad attraversare questi diversi momenti intrisi di spettacoli. È un grande atto di amore per il teatro e il contatto con il pubblico.
Il prossimo 12 luglio sarà di scena all'Anfiteatro a Sordevolo: è già stato in visita nel Biellese? Cosa la affascina di questi luoghi?
Ho un ricordo di Biella proprio in tenerissima età: era un campeggio comunitario al Santuario di Oropa con un passaggio nel capoluogo laniero. Rammento anche la nonna di un nostro amico che abitava in queste zone. Ci preparava il “tumin eletric”, un piatto iconico della tradizione contadina piemontese. Non solo: ritornano nella mia mente le immagini di un pellegrinaggio da Genova a Biella con i motorini. Precisamente a bordo di cinquantini. È stata una delle nostre storie mitiche. Tutte le volte che sono capitato a Biella e nei suoi dintorni per spettacoli è stato un incontro bellissimo, forte. Al momento, sono impegnato nel mondo del cinema e non vedo l'ora di avere un contatto fisico con il pubblico.
Lei è conosciuto per la sua abilità di associare e utilizzare nei suoi testi le rime dantesche: qual è il segreto di un simile lavoro artistico capace di appassionare e conquistare il pubblico?
In realtà, non c'è un vero e proprio segreto...Fin da ragazzino ho proposto questi lavori e un po' hanno funzionato. Poi, credo di avere un dono che compensa tante altre mancanze nella mia vita pratica (sorride). Ho cercato di sfruttare appieno questo talento e di celebrarlo affidandomi ai maestri migliori, come ad esempio quelli dello Stabile di Genova, e lavorando con molti autori in gamba. Non va inoltre dimenticato l'amore, forte, per il teatro. Credo che sia questo il segreto: confrontarsi sempre con il pubblico e provare continuamente i propri pezzi, anche nei locali più piccoli. Anche a Sordevolo condividerò alcuni pezzi inediti.
Quanto è importante per un attore di teatro sentire e ascoltare i sentimenti del pubblico in sala?
Tantissimo: artisti ben più illustri di me dicevano che il vero regista è il pubblico. Questo non significa assecondare o vendere il proprio gusto ma dialogare e farlo con loro. È importante se c'è attenzione in un pezzo, quasi più di una risata. Da qui si crea un rapporto forte con le persone presenti in sala. In televisione e al cinema ti affidi molto al gusto di una singola persona. Con il pubblico, invece, è molto diverso: si capisce molto bene cosa può funzionare o meno. Non solo: a volte si ritiene sbagliata o strana una battuta ma quando questa viene bene accolta è la dimostrazione che di tuo c'è qualcosa di vero. Tutto questo è benedetto.
Lei ha preso parte anche a pellicole di successo. Pensiamo solo a Sole a catinelle, con Checco Zalone, la serie tv Don Matteo, e Follemente, pellicola campione di incassi: quali le differenze principali con il teatro?
Ci sono differenze. A teatro esiste un circolo vitale dove i pensieri e le parole vengono condivisi in tempo reale, il pubblico reagisce e mi trasmette delle energie particolari. E da lì si ricomincia. Il cinema è diverso: cerchi quel tipo di energia con i registi e i partner di scena e si ha comunque un riscontro dilatato e dilazionato con il pubblico. Quasi un abbraccio post datato. Nei progetti che avete nominato c'è stato un profondo senso di gruppo e appartenenza. Cito un aneddoto avvenuto alla proiezione di Follemente, dove Edoardo Leo ci disse: vedrete che la gente sarà molto felice e grata di questo film. E così è stato. La gratificazione arriva al cinema ma non è immediata come a teatro. Confesso la mia predilizione per il circolo vitale e virtuoso del teatro. Non è un atteggiameno snobistico ma una vera passione unita ad un piacere fisico. Quando posso cerco di incastrare qualche data a teatro tra i vari impegni lavorativi.
Nel prossimo futuro, cosa l'attende?
Tanti progetti in cantiere ma alcuni me li sono scordati (sorride). Condivido l'augurio confidatomi da una mia cara amica attrice: che mi succedano cose che ancora non posso immaginarmi. Mi auguro sempre di ripagare quel tipo di fiducia che ripone parte del pubblico. Di base c'è la volontà di rispettare questa fortuna che ho: esibirmi a a teatro richiede sempre il meglio di me.