Biella, rione di Chiavazza. Una tranquilla mattina si trasforma, in un thriller esotico di serie B: è stato avvistato un serpente! O forse era un tubo dell’acqua, una corda da bucato o il gatto del vicino in modalità yoga. Non è dato saperlo, ma la notizia – come un boa (presunto) – ha già fatto il giro del quartiere e non solo.
Peccato che l'avvistamento sia stato segnalato... il giorno dopo. Dettaglio trascurabile, se non fosse che la fauna locale nel frattempo potrebbe essersi iscritta a un corso di mimetizzazione o semplicemente essere tornata nella cuccia.
Le autorità, ormai in stato d’allerta permanente, sono comprensibilmente perplesse. Solo pochi giorni fa, al grido di “C'è un boa in città!”, si è mobilitata una task force che manco nei film d’azione: Vigili del Fuoco, Carabinieri forestali e servizio veterinario dell’Asl, tutti alla caccia del rettile misterioso. Finale a sorpresa: pare che il serpente fosse di proprietà e che sia stato tranquillamente recuperato dal suo legittimo, e forse un po’ distratto, padrone.
Nel frattempo, ogni oggetto strisciante, sinuoso o semplicemente poco chiaro viene segnalato come “pericoloso serpente esotico”, con tanto di chiamata d’urgenza e mobilitazione generale. Manca solo la banda musicale.
“Ogni cosa che si muove a terra viene scambiata per un pitone assassino – sbotta un abitante esasperato –. Ma poi, puntualmente, non si trova mai niente. Solo ansia e scarponi sporchi per chi deve intervenire.”
La situazione, da episodio di cronaca, rischia di sfociare nella commedia dell’assurdo, con psicosi collettiva e risorse pubbliche spese per inseguire serpenti immaginari, o reali ma molto più astuti dei reporter locali.
L’appello, ora, è chiaro: segnalare sì, ma con criterio. Magari nel momento dell’avvistamento, e non dopo una notte di ripensamenti. E possibilmente con il sospetto serpente ancora presente, non in vacanza altrove.
Fino ad allora, Chiavazza resta in attesa. Con il fiato sospeso. E l’occhio vigile su ogni tubo dell’irrigazione.