Franco Ferrero, Presidente dell'Ordine dei Medici di Biella: "Serve un ambiente sereno per chi cura. Il territorio può essere la chiave".
Contrastare la violenza nei confronti del personale sanitario e restituire dignità, serenità e sicurezza a medici, infermieri e operatori della salute: questo l’obiettivo dichiarato dall’Ordine dei Medici di Biella, che oggi, venerdì 13 giugno, ha convocato una conferenza stampa per discutere delle criticità del sistema sanitario e delle prospettive di riforma alla luce della legge nazionale del 2024 e del recente accordo regionale del 5 marzo. Al suo fianco anche Sergio Di Bella, in rappresentanza della Fimmg.
Durante l’incontro è emerso con chiarezza come le aggressioni, soprattutto verbali, siano divenute una presenza quasi costante nella quotidianità lavorativa del personale sanitario. Si tratta spesso di episodi sottostimati o non denunciati, che non trovano spazio nelle statistiche ma incidono profondamente sulla qualità del lavoro e sul benessere di chi opera sul campo. "Non dobbiamo aspettare l’evento clamoroso per accorgerci che il problema esiste – ha sottolineato un relatore –. La realtà è fatta di continue micro-aggressioni, richieste coercitive, pressioni indebite e atteggiamenti aggressivi, anche da parte di pazienti o familiari esasperati".
Tra le proposte dell'Ordine dei Medici c'è per esempio una maggiore presenza delle forze dell'ordine al pronto soccorso, in una fascia più estesa e con un'intensità maggiore. "Noi abbiamo un osservatorio all'ordine - spiega il dott. Ferrero -. Per cui certo è vero che c'è stata la legge del 2014 che prevede l'arresto immediato in caso di aggressione, c'è un accordo locale firmato al mese di marzo in cui sono stati definiti altri passaggi, ma a chi lavora sul campo però per esempio la presenza delle forze di polizia in una fascia diurna è deterrente ma non non è sufficiente oggi. Molte aggressioni, anche solo verbali, accadono nella notte. Una copertura, sarebbe utile per chi vuole lavorare più tranquillo, sarebbe una cosa auspicabile, una cosa da considerare come proposta concreta". E poi c'è la deterrenza. "La presenza di una figura che si presenta in divisa - prosegue Ferrero - è un motivo in più per mantenere la calma, almeno di quelli meno aggressivi".
E poi stato affrontato un terzo tema, quello del parcheggio, in parte gestito dal Comune di Ponderano e in minima parte da Biella. "Ci sono testimonianze che alcuni medici, alcuni sanitari avevano subito delle minacce all'uscita dal turno di lavoro - continua il Presidente - e anche alcune auto erano state trovate un po' malandate. Per cui avevo pensato che comunque una cosa importante poteva essere anche in un territorio pubblico di mettere le telecamere e quindi di fare un'attività ancora una volta di deterrenza, di sorveglianza. Addirittura quando mesi fa ne parlai in una riunione in Prefettura in quell'occasione si parlò della possibilità che queste telecamere fossero collegate con la centrale di Polizia in modo che loro potessero intervenire più rapidamente anche davanti all'evidenza di un qualche cosa che sta succedendo".
Un altro passaggio centrale della conferenza è stato dedicato al futuro dell’assistenza territoriale. Il dottor Di Bella, dell’Ordine dei Medici di Biella, ha sottolineato come l’accordo tra Regione Piemonte e sindacati dei medici di medicina generale (Fimmg, Smi, Snami) stia per concretizzarsi in una riforma epocale: la nascita delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT).Queste nuove strutture garantiranno, attraverso la collaborazione tra medici di famiglia e quelli della ex guardia medica, una copertura assistenziale continuativa dalle 8 alle 20, sette giorni su sette. Un modello organizzato di mutuo soccorso tra i medici, che – senza togliere ai cittadini il diritto alla scelta del proprio medico – potrà offrire servizi più efficienti e tempestivi.
"Se il territorio funzionasse – è stato osservato – molti accessi impropri al pronto soccorso verrebbero evitati. Il cittadino deve poter contare su un medico vicino, in grado di intercettare i bisogni prima che diventino emergenza".
La violenza contro i sanitari, dunque, è solo la punta dell’iceberg di un sistema sotto pressione, che necessita di risposte organizzative, culturali e politiche. "Abbiamo bisogno di luoghi sicuri, di strumenti concreti, ma anche di una sanità più giusta, più vicina ai cittadini, più sostenibile per chi ci lavora", ha concluso Ferrero.