In occasione della 96ª Adunata Nazionale degli Alpini, anche il Santuario di Graglia ha voluto rendere omaggio ai valori di patria, memoria e fraternità che animano da sempre le Penne Nere. Tinto di tricolore per tre serate, il un gioco di luci ha valorizzato la sua maestosa cupola ottagonale e le linee armoniche di uno dei luoghi di culto più antichi e affascinanti del Biellese.
Situato nel cuore della Valle Elvo, il Santuario è da secoli punto di riferimento spirituale e culturale e, in questa occasione, emblema di un'aperta accoglienza che ha coinvolto tutta la valle, con grande entusiasmo. Centinaia di Alpini sono stati ospitati nei paesi limitrofi e hanno potuto godere delle numerose iniziative e degli eventi diffusi, fra musica e celebrazioni.
Nato nel Seicento dal sogno ambizioso di una “Nuova Gerusalemme” con cento cappelle devozionali, oggi conserva preziose testimonianze artistiche come la Cappella della Madonna Nera, gli affreschi di Fabrizio Galliari e uno straordinario Altare Maggiore scolpito nel marmo dal maestro Catella di Lugano, su progetto dell’architetto Perratone. Un vero e proprio capolavoro barocco che continua a sorprendere chi varca le sue porte.
Durante l’Adunata, le sue stanze si sono riempite di voci, sorrisi e commozione. I cori alpini hanno fatto vibrare le navate, e la luce dei riflettori ha ridato vita anche ai dettagli più nascosti. “È un modo per ringraziare chi da sempre ci sostiene – ha dichiarato Riccardo Lunardon, presidente della Fondazione Santuario di Graglia –. Gli Alpini fanno parte della storia di questo luogo, anche con il loro impegno concreto per la sua cura e manutenzione. È stato naturale accoglierli a braccia aperte.”
Il Santuario, recentemente protagonista di tre apprezzati documentari, continua a essere al centro di un’importante opera di valorizzazione che unisce la narrazione del passato alla promozione di un presente di cultura, fede e bellezza artistica. Chiunque lo visiti può ancora sentire il vociare lontano di un'epoca trascorsa: un’eco che, proprio come quella endecasillaba che si sperimenta lungo i suoi sentieri, riesce a ripetere nel tempo l’essenza profonda di questo luogo.
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