Gabriele Graziano, 24 anni, di Mongrando, di professione cantoniere per il Comune del suo paese, è uno dei migliori giocatori biellesi di bocce.
Dai 6 anni gioca in serie A con il Gaglianico. Quest’estate ha cambiato squadra passando al BRB Ivrea, campione d’Italia 2024.
Sfatando l’immaginario collettivo che lo considera un gioco per anziani e pensionati, Gabriele ci racconta il mondo delle bocce, che lo vede protagonista a livello nazionale ed interazionale.
Gabriele, quando hai iniziato a giocare a bocce?
Ho iniziato a 4 anni grazie a mio nonno materno, che ha due campi da bocce a casa. La mia è una famiglia di bocciatori: anche mio padre è un ottimo bocciatore, e mio fratello Edoardo, ventenne, è appena passato alla categoria B.
Ci spieghi cosa sono queste categorie e come funziona il gioco?
La categorie variano in base all’abilità del bocciatore e il gioco. I migliori, come me, sono nella categoria A, poi si scende alla B, C, D. Quanto al gioco, io faccio la specialità volo, che usa bocce metalliche. Si chiama così perché si deve colpire la boccia al volo. Durante una partita, si alternano momenti in cui si colpisce al volo a quelli in cui bisogna andare a punto facendo scorrere la boccia a terra per avvicinarsi al pallino. Inoltre, ci sono sfide individuali, a coppie ed a terne.
Oltre al volo ci sono altre specialità?
Si, il Petanque che si gioca in Francia. E la Raffa, che si gioca su un campo di diverse dimensioni con bocce sintetiche e colorate.
Dagli esordi sui campetti di tuo nonno, come sei arrivato in Serie A?
A 14 anni sono stato tesserato per il Buronzo, che aveva una squadra di giovani ed ho iniziato a fare le prime gare. A 16 anni sono andato in prestito al Gaglianico, che poi mi ha tesserato a 18, quando sono passato alla Categoria A.
Nel 2020 hai vinto lo scudetto con il Gaglianico?
Si, una grande soddisfazione. È stato l’ultimo anno che il campionato è partito ad ottobre, perché adesso inizia a gennaio. Nel campionato c’è una regular season con le migliori quattro che vanno alla final four. Quell’anno ci siamo fermati per il covid e quando siamo ripartiti abbiamo conquistato un quinto posto. Poi la quarta classificata si è ritirata e l'abbiamo sostituita, battendo in semifinale BRB Ivrea ed in finale Noventa di Piave che quell’anno era fortissima.
Nella tua carriera ci sono anche esperienze internazionali?
Si, nel 2021 abbiamo perso la finale scudetto per 1 punto. Il secondo posto ci ha dato comunque la possibilità di partecipare alla Coppa Europa. Abbiano passato la fase preliminare di Aosta e, a novembre, siamo andati a Pula in Croazia per la final four, dove abbiamo perso in finale, ancora una volta per 1 punto, contro i francesi di St Vulbas.
Sei stato più volte convocato in nazionale, parlaci della tua esperienza.
Con la nazionale ho partecipato ai mondiali Under 18 e Under 23. Nell’Under 18 ho vinto a coppie e perso la finale individuale. Ho fatto due mondiali Under 23 vincendo due volte la gara del tiro di precisione. Ero a Biella nel giugno dell’anno scorso, per l’amichevole che abbiamo vinto contro la Francia.
Come si svolge la tua stagione agonistica?
C’è il campionato di A da gennaio a maggio e poi faccio tornei di Categoria A. Quest’estate sono stato in giro per gare tra le province di Torino, Cuneo, Alessandria. A Biella ci sono poche gare di categoria A. Nel Biellese, nonostante ci siano tanti tornei a cui partecipa gente di tutte le età, ci sono molte meno squadre rispetto a qualche tempo fa, quando ogni paese aveva la sua squadra di bocce.
Un bocciatore segue una particolare preparazione fisica?
Qualcuno si prepara correndo, ma diciamo che il migliore allenamento è giocare. Nelle gare di serie A ci sono due partite da un’ora ed un quarto l’una, più le prove veloci. In totale sono 4 ore comprese le pause, che comportano sia dispendio fisico che mentale.
Gabriele, cosa puoi dire ad un bambino o ragazzino per farlo giocare a bocce?
Di provare. Le bocce non sono tanto uno sport, quanto un gioco, che però non è facile. Sono facilitati i bambini che, come me, iniziano grazie alla passione di genitori e nonni. Negli altri casi, un bambino che prova a lanciare una boccia e, dopo ad esempio un giorno, non colpisce nulla, è molto probabile che non si appassioni. A Mongrando, la Valle Elvo ha organizzato delle giornate a scuola a cui ho partecipato anch’io. Questo può essere un modo per insegnare le bocce, ma per raggiungere buoni risultati i bambini deve avere un dono per questo gioco, oppure vivere in una famiglia di bocciatori, in quanto cominciano in età giovanile.