j’ art.det.m.p. ▪ gli, le || vardé le nìvole, ël cel, la lun-a ch’as neuja, nòssi euj come eve ‘d lama seulìa dai bise, anté tut a ven specesse, a nijé la veuja maraman ch’j’agn a passo e ‘l piume a ven-o grise [Tavo] = guardate le nuvole, il cielo, la luna che si annoia, i nostri occhi come pozze di acqua limpida accarezzate dalle brezze, ove tutto viene a specchiarsi, ad annegare la voglia a mano a mano che gli anni passano e le piume diventano grige || [stilistica: davanti a parola che comincia con una vocale]
-j pron.pers.indir. ▪ gli, le, a loro || e minca n’òm flambà a-j fà na ghiga [Barba Tòni] = e a ogni uomo ucciso fa uno schiocco con le dita [nota bene: “-j” in posizione proclitica è sempre preceduto dalla particella verbale “a”, cui è congiunto con un trattino; è dunque un pronome personale atono indiretto (dativo) proclitico, ma lo troviamo anche alla fine del verbo all’infinito o all’imperativo, al quale può essere congiunto o no con un trattino, da solo, o in coppia con una altro pronome enclitico, e.g.: për parle-je =per parlargli / për parlé-j-ne = per parlargliene]