Niente da fare, i biellesi continuano a essere oggetto di morbose attenzioni da parte di notizie strane e a dir poco curiose, tenendo fede a un clichè che ci vuole testimonial grotteschi delle notizie più strampalate.
Se negli anni '80 eravamo vittime di lazzi legati alla pubblicità ossessiva di una nota azienda di arredamento, in seguito siamo diventati il teatro di vallettopoli con stereotipi confezionati ad arte fino ad arrivare a essere soprannominati furbetti del vaccino per via di un signore che era andato a farsi inoculare il vaccino su un braccio finto, manco fosse una controfigura di un film di Mel Brooks, ab qualcosa direbbe la sceneggiatura.
Quella che invece è l’ultima chiosa che ci riguarda viene definita in campo sessuale con gusti e abitudini che ci fanno primeggiare nella classifica dei consumatori seriali di prestazioni a pagamento. Insomma non proprio un primato di cui andare fieri, ma in cui stacchiamo tutte le altre province piemontesi. L’analisi del professor Quattrini, nomen omen verrebbe da dire, è decisamente chiara, da oasi felice a circolo chiuso a colpi di F69 pardon 24 è un attimo.
Viene da chiedersi se tale tipologia potrà essere usata anche nelle prossime classifiche del Sole 24 Ore o di Italia Oggi. In fin dei conti è un parametro oggettivo di indubbia disponibilità di danaro e quindi potrebbe concorrere ad elevare la popolazione autoctona. Se si guarda la classifica al rovescio si constata la presenza nelle ultime posizioni di Cuneo e Asti ma lì, probabilmente, il buon vino e il cibo distraggono proprio, da noi rimane solo la polenta concia, forse troppo poco.