/ COSTUME E SOCIETÀ

COSTUME E SOCIETÀ | 22 settembre 2022, 12:47

Claudio Canessa: quando anche il lavatoio era un social, con un grande cuore, FOTO

Claudio Canessa: quando anche il lavatoio era un social, con un grande cuore

Claudio Canessa: quando anche il lavatoio era un social, con un grande cuore

Il lavatoio, acqua limpida, fredda da attanagliare le mani nei mesi severi, tessuti strofinati, sbattuti e, malgrado ciò, mitigati dal tocco gentile del sapone di casa, adulati con gesti cordiali. Ceste colme di panni lavati che profumano di lavanda, il sapore di un tempo accomodato alle spalle, adagiato tra le pagine di un libro consacrato ai ricordi. Giorni con la fatica che spezzava la schiena e, ciò nonostante, tratteggiati dal sorriso alle labbra.

Riapriamo i lavatoi è un invito gentile, riapriamo i lavatori è una provocazione sottile. Posso immaginare il disappunto da parte dei tanti genitori lavoratori, talvolta figli di anziani. A conclusione di una settimana impegnativa, con ogni probabilità estenuante, divisa tra un capoufficio esigente, i figli da accompagnare e seguire fino a sera, una casa mai sufficientemente ordinata; la lavatrice si dimostra una comodità alla quale per nessuna ragione al mondo si potrebbe ormai rinunciare. Lo affermo con ragione di causa, lavorando dalle otto alle ventuno sei giorni su sette, danzando sugli impegni per non esserne oltraggiato, e con due carichi centrifugati pronti per lo stendibiancheria ogni fine settimana. Ecco perché questo invito deve essere letto come tale, una provocazione, un invito a riflettere, a soffermarsi, a dare spazio ad un respiro. A rivolgere lo sguardo oltre le pagine dell’agenda giornaliera pianificata oltremisura o, ancor peggio, per nulla organizzata.

Mia madre è solita tornare con il pensiero agli anni della sua infanzia, un gesto del capo a dare risalto alla nostalgica prosa. Con voce narrante rievoca le corse al lavatoio, la mano custodita in quella di mamma, due anime afflitte dalla sciagura della guerra, monellaccia la prima, lavoratrice turnista la seconda. Il bucato si faceva una o due volte al mese, impegnava metà della giornata, accarezzava il cuore per la restante porzione di tempo.

Il tempo, in quegli anni, scandiva le giornate senza essere ostile, si adattava rispettoso, non si lasciava risparmiare. Oggi siamo soliti ripeterci che il tempo non basta mai, che non ce la facciamo a fare tutto ciò che vorremmo. La percezione del tempo è cambiata, non v’è dubbio alcuno, costretti a fare mille cose insieme, a tenere tutto a memoria fino a dimenticare le cose importanti. Siamo così arrivati a vivere rincorrendo il tempo, come un criceto sulla ruota. Dobbiamo esserne consapevoli e provare a cambiare qualcosa, a vivere godendo del tempo. Proviamo ad immaginare la nostra vita come una fune ingarbugliata, saranno indispensabili determinazione e chiarezza di intenti, ma possiamo metterci mano e arrotolarla ordinatamente. Conciliare ogni cosa, l'esistenza stessa. Il solo pensiero aiuta a sentirci meglio, ad essere fiduciosi, a cambiare la nostra percezione del tempo. Ogni mattina allo specchio, o durante le nostre giornate ogni volta che ci accorgiamo di rincorrere le lancette dell’orologio, fermiamoci; fermiamoci e ripetiamo a noi stessi “Ho tutto il tempo che mi serve. Posso farcela. Farò tutto quello che deve essere fatto, serenamente”. Non si dimostrerà la soluzione alle nostre scadenze, ma la percezione che avremo del tempo a disposizione sarà diversa, tutto procederà con leggerezza, ogni cosa sarà assolta con un sorriso.

È cambiata la percezione del tempo ma sono cambiate altrettanto radicalmente le nostre abitudini. Provate a pensare a quanti minuti, anzi ore, trascorriamo sui “social”. Quante distrazioni ci allontanano dalle bellezze della vita per costringerci davanti ad un monitor, uno schermo, una tastiera. Riaprire i lavatoi è un invito a ritrovare i minuti preziosi, a chiacchierare in una sala d’attesa, a sorridere ad uno sconosciuto, a porgere la gentilezza senza nulla reclamare. Un adeguato equilibrio e le squisite attenzioni sono da sempre garanzia di soddisfazione e armonia. Oggi lavoriamo con meno amore, siamo irascibili, intolleranti, troppo spesso egoisti, insoddisfatti. Quando si andava al lavatoio si condividevano gioie e dolori, si cantava nei cantieri, si fischiettava per le strade. Sono lussi ormai perduti o ne possiamo ancora godere? Certo, nulla è perduto. Basterebbe ritornare padroni del nostro tempo, ne abbiamo quanto basta e non ce ne avvediamo. Il tempo è il più grande inganno al quale ci inchiniamo, perché più ne risparmiamo e meno ne rimane.

Che meraviglia sarebbe potersi incontrare al lavatoio, una volta al mese, per il bucato, a chiacchierare. Quanto bene farebbe al nostro cuore e al nostro vagare.

Approfitto per ringraziare il sindaco di Tollegno, Giuseppe Acquadro, per la disponibilità e le foto che ritraggono uno dei tre lavatoi in uso nel suo comune. Qualsiasi disappunto in merito al possibile ripristino e al restauro di queste strutture sul territorio biellese sarebbe lecito, i dubbi sull’utilità degli stessi sprecati, le riserve sui costi necessari a garantire una buona qualità dell’acqua giustificate. Nonostante ciò, rinnovo l'invito alle amministrazioni dei numerosi comuni Biellesi affinché, sull'esempio del ridente paese della Valle Cervo, riconsiderino questa provocazione, questa opportunità. I lavatoi rimangono di diritto un pezzo prezioso della nostra storia, e se è vero che indietro non si torna, potrebbero aiutarci a guardare avanti con maggior fiducia e speranza.

Claudio Canessa è: Life Coach & Business

Coach Certificato Wellness4me

https://www.armoniainequilibrio.com/coaching/

Claudio Canessa

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore