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ATTUALITÀ | 05 maggio 2021, 06:50

#ioapro, baristi e clienti non pagano le multe e fanno ricorso: "Andiamo avanti sereni"

Fino ad oggi collezionate oltre 30 multe. All'iniziativa, che prevede l'apertura dei locali al pubblico anche all'interno, hanno aderito 15 esercenti di Cossato, 3 di Vigliano e uno di Sant'Eurosia

#ioapro, baristi e clienti non pagano le multe e fanno ricorso: "Andiamo avanti sereni"

Sono oltre 30 le multe che fino ad oggi sono state collezionate da titolari e clienti di alcuni bar biellesi che hanno aderito all'iniziativa #ioapro. La protesta, che vuole essere di carattere civile e pacifico, prevede l'apertura ai clienti anche all'interno del proprio locale, nonostante le normative anticovid stabiliscano la sola possibilità di consumazione sul posto all'esterno, negli appositi dehor. Ad oggi le multe, elevate in seguito ai numerosi controlli di Polizia Locale e Carabinieri, non sono state pagate e sia esercenti che avventori hanno deciso di proseguire in questa maniera facendo ricorso tramite l'avvocato incaricato Enrica Borgna.

"Noi andiamo avanti sereni e coscienti di fare le cose come si deve" spiega il titolare del caffè Albesio di Cossato, Franco Basone, il primo ad aver rimediato una sanzione per aver aperto al pubblico. "Sarà scontato e banale, lo avremmo sentito dire mille volte, ma dopo 14 mesi non ci aspettavamo di trovarci qui. Il fatto che anche i clienti ci sostengano in questo modo prova lo stato d'animo generale delle persone. Loro stessi si sono arrabbiati perché sanno che abbiamo sempre rispettato le regole e che abbiamo fatto di tutto per adattarci a queste e dalle parole di tutti emerge una sola domanda: perché? Noi chiediamo soltanto di lavorare".

Franco Basone

All'iniziativa #ioapro hanno aderito 15 baristi di Cossato, tre di Vigliano e uno di Sant'Eurosia: "In questo periodo difficile - prosegue Basone abbiamo deciso di mettere da parte la normale competitività a favore dell'unione: solo in questo modo avremo la possibilità di vincere questa battaglia. Fondamentale anche il ruolo dei nostri clienti, che ci incoraggiano a proseguire e ci sostengono anche attraverso delle donazioni in denaro o semplicemente pagando il caffè con i 20 euro per lasciarci il resto. Loro ci danno la forza di non mollare".

Gli fa eco il titolare de La Favola di Cossato, Pietro Capraro: "Se non lavoriamo rischiamo di chiudere, è per questo che lo facciamo. Se potessi sceglierei volentieri di stare a casa con i miei figli, ma purtroppo sono costretto a fare in questo modo. In 15 mesi avremo lavorato per un periodo di circa 5 mesi, con degli aiuti miserabili da parte dello Stato. Non ho potuto rinnovare i contratti che avrei voluto rinnovare e per permettere all'unica dipendente rimasta di guadagnarsi qualcosa la facevo spesso lavorare al mio posto".

Pietro Capraro

Prosegue: "Sono sempre stato pulito e puntuale nel pagamento di spese e tasse, ho investito tanti soldi per adeguarmi alle regole, eppure oggi non mi fanno lavorare come dovrei e come me tutti i colleghi della nostra categoria e non solo. Ci tengo a sottolineare che nessuno di noi contesta i controlli effettuati dalle forze dell'ordine o le multe che abbiamo ricevuto, ognuno fa il proprio lavoro. Ciò che noi contestiamo sono le scelte di questo governo: non capiamo perché le regole debbano essere diverse rispetto all'anno scorso, soprattutto in un periodo così martoriato a livello economico. I nostri locali sono sicuri, abbiamo investito molto per questo e il sostegno che riceviamo dai clienti (alcuni di loro arrivano anche da Biella per un gelato o un aperitivo), ne è la conferma. Chiediamo soltanto di poter lavorare".

bi.me.

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