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| 21 marzo 2021, 08:00

Biellese magico e misterioso: L’invasione di migliaia di diavoli a Sala Biellese

A cura di Roberto Gremmo

Biellese magico e misterioso: L’invasione di migliaia di diavoli a Sala Biellese

Fino a qualche tempo fa nei paesi della Serra le madri spaventavano i bambini più irrequieti, ammonendoli: “Stai buono, o ti vengono a prendere i... diavoli di Sala !”.  

La minaccia materna traeva origine da una vicenda di cronaca veramente accaduta nel 1924 quando nel piccolo borgo della Serra s’era verificata una vera e propria ‘invasione diabolica’ che aveva colpito Giovanni Esterino F., un giovane del paese che fino a quel momento era stato ammodo e sereno.

Tornato dal servizio militare aveva mostrato con chiari ed inequivocabili segni di essere posseduto dal demonio.

Eppure fino a quel momento s’era mostrato un bravo e tranquillo lavoratore e non aveva mai dato segni di squilibrio.

I giornali dell’epoca, dal “Biellese” cattolico alla “Gazzetta del Popolo” indipendente fino al “Popolo Biellese” fascista riempirono intere colonne su questo singolare “caso di ossessione” inutilmente combattuto dall’esorcista e dal Vescovo, accorsi assieme ad una grande folla giunta da tutto il Biellese e dal Canavese per assistere impotente alle convulsioni “dell’ossesso, dell’indemoniato che ha addosso ben 2400 spiriti delle tenebre”.

Se ne occupò anche il celebre scrittore Ettore Janni scherzando maliziosamente sulla presenza di quella falange di demoni dileggiando quel “giovanotto di Sala Biellese [che] ne alloggia non meno di duemilaquattrocento. L'Inferno si vede, è una grande potenza coloniale... per cominciare a darci importanza, bisogna probabilmente ospitarne oltre il centinaio. Ma chi ce l'avrebbe detto, quando infiggevamo nei componimenti scolastici i più vezzosi modi di dire, che un giorno, con la cronaca del Biellese, si sarebbe scoperta la verità aritmetica dell'avere un diavolo per capello”.

Per parte sua, “La Tribuna Biellese” laica e para-massonica descriveva allibita e un po’ incredula il travaglio del povero ragazzo colpito dalle forze del male:

“L’indemoniato era stato portato in chiesa pochi minuti prima.Devo far presente che da qualche giorno aveva riacquistato la parola. Nell'entrare nella chiesetta, così come era avvenuto a Biella, si era irrigidito e dovette essere trasportato a braccia avanti l’altare. Otto uomini ne vigilavano ora i movimenti, pronti a immobilizzarlo quando si dibatterà sotto gli scossoni che al povero corpo darà il collerico ospite maligno.

Lo osservo: è supino e sembra che dorma.

Ha la faccia regolare, e lineamenti assai marcati; colorito roseo-pallido, capelli castani con ciuffo; gli occhi chiusi; la bocca aperta lascia scorgere una dentatura bianca e sana. Le mani bianchissime, sono leggermente retratte. Indossa un abito blu, con la penna stilografica al taschino della giacca. Il corpo potrà avere una lunghezza di metri 1,65.

Il parroco don Tarabolo - un prete bassotto e tarchiato - inizia gli esorcismi. Ha indossato la cotta e la stola violetta. Chiama: Esterino ! Nessuna risposta. Ma, come l'ossesso viene leggermente toccato con un piccolo crocifisso di metallo, si dibatte, emette dei lunghi soffi, sputacchia e grida: - Via, via, io sono Satana ! Rifiuta ostinatamente di mettersi in ginocchio; ma accondiscende all'invito di porsi seduto. Urla: - Con la vostra prepotenza non riuscirete a nulla. Senti prete, facciamo un patto; oggi sono disposto a lasciar partire 100 diavoli ma non voglio esorcismi.

A un certo momento estrae di tasca un taccuino e un lapis. Avviene allora un fatto che non si può non definire meraviglioso: l'ossesso ha gli occhi chiusi e vorrebbe scrivere; ma parecchi fogli del taccuino sono già coperti di scrittura. Lo vedo avvicinare all'orecchio ogni pagina; le pagine scritte sono da lui via via sfogliate; ma quando arriva a quella che ‘con l’orecchio sente’ bianca, traccia nuovamente una frase. Questa suona così: 'Oggi non sono terribile’”.

Nel tentativo di liberarlo dalle falange demoniaca che lo dominava, Esterino venne trasportato da Sala al Santuario d’Oropa dove l’8 settembre, giorno della Madonna, gli esorcismi vennero ripetuti, sempre alla presenza di tantissima gente.

Stavolta, come si sperava e un po’ si prevedeva, prevalse il prete esorcista e davanti alla statua della Madonna nera ben 99 diavoli uscirono dal corpo del giovanotto mentre Esterino o chi parlava tramite lui urlava in faccia al prete esorcista: “Cessa di tormentarmi, uscirò ! Fra dieci minuti darò questi segni. Viva Gesù !”.

La battaglia era dunque vinta, ed il male sconfitto in un tripudio della folla dei fedeli che cantarono rapiti e plaudenti il “Te Deum”.

Tutto sembrava finito bene ma dopo due settimane la legione dei demoni tornò a colpire il povero giovane anche se il medico condotto di Zubiena che lo aveva esaminato dichiarava al giornale fascista locale che il poveretto era semplicemente “affetto da una forma tipica di isterismo classico”. 

“Il Biellese” replicava indispettito e contrariato che Esterino era “veramente indemoniato” dichiarando che “nè l’ipnotismo nè le cure fisiche possono cacciare i demonii. Contro nemici spirituali ci vogliono mezzi spirituali” e bisognava restare in fiduciosa attesa che tutto finisse in fretta.

Rinchiuso per qualche tempo in un luogo di preghiera tenuto rigorosamente segreto, dopo essere scomparso dalla circolazione per sei mesi, il giovanotto tornò a Sala pienamente guarito, anzi guaritissimo, partendo subito per Roma dove iniziava una nuova vita di conducente di autobus, senza neanche più l'ombra d'uno squilibrio o d'un diavolo. 

Neanche per capello.

Morirà nella Capitale verso la fine degli anni '50, dopo una vita di lavoro, lontano da ogni eccesso.

Isteria ? Inganno ? Una messinscena ? O, davvero, una sconfitta del demonio ?  

Certamente, un episodio che doveva confermare la fama di luogo singolare di Sala.

Il paese aveva già fatto parlare di sé nel 1896 quando era stato scenario d’una tragica rivolta popolare soffocata nel sangue e che doveva mostrare tutta la sua peculiarità nel 1939 quando Mussolini giunse in visita nel Biellese.

Mentre il corteo di auto del Duce quando attraversava i paesi dirigendosi da Ivrea verso Biella veniva accolto dalle folle plaudenti,  a Sala non aveva trovato nessuno ad attenderlo, costringendo i gerarchi a giustificarsi, spiegando al capo del Fascismo che in quel borgo selvaggio “c’erano ancora i Salassi e non era ancora giunta la luce di Roma”.

Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro pubblicato da Storia Ribelle casella postale 292 - 13900 Biella.

Roberto Gremmo

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