/ CRONACA

CRONACA | 27 ottobre 2020, 06:50

"Sanzioni, licenza sospesa e penale. Questo ci riserva il diritto al lavoro". Monta la rabbia nel commercio

Serrande abbassate alle 18 per gli esercizi dal 26 ottobre al 24 novembre. Il tentativo di rivolta di alcuni commercianti.

Foto Studio Fighera

Foto Studio Fighera

Tirano fuori l'ascia di guerra, provano a reagire all'imposizione della chiusura delle 18 riportata dal Dpcm, tentano di unirsi in massa ma alla fine prevale il senso di ragionevolezza. Con molta rabbia nel proprio intimo. Non c'è stata la "rivolta" con le saracinesche alzate e le porte aperte dei locali oltre le 6 di sera ma di certo la rabbia coltivata dentro aumenta esponenzialmente. Giorno dopo giorno negli ormai esasperati gestori degli esercizi commerciali. Solo un tam tam di messaggi ma senza quell'unione necessaria, per queste azioni che avrebbe sancito la svolta senza precedenti. 

“Sanzione, sospensione della licenza, denuncia penale e se ci sono clienti all'interno del locale multa pure a loro -commenta demoralizzata Michela Condelli dalla quale è partita l'idea del rimanere aperti". Questo è ciò ci riserverebbe la protesta per il diritto al nostro lavoro. Purtroppo l’unica soluzione sarebbe stata l’unione delle nostre attività ma naturalmente non esiste. Domani non lamentiamoci dietro i banconi". Restano in tanti però a rivendicare l'articolo 1 della Costituzione italiana: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".

Il post lockdown di marzo aveva imposto regole, misure di sicurezza, denaro speso per alzare la serranda e lavorare. Oggi (ieri, ndr) siamo daccapo anzi alle 18, scatta per un mese, fino al 24 novembre, il secondo blocco per attività come bar, ristoranti, pub, palestre, piscine, teatri, cinema, spettacoli e sport. Per far fronte all'aumento dei numeri, dei contagi positivi dovuti a Covid 19, si rischia il tracollo per una grande parte dell'economia dell'Italia. Quella esasperata, quella più facilmente affondabile. Quella che nel suo piccolo manda avanti il Paese intero. 

E di conseguenza anche tutta la popolazione, chi in un senso chi nell'altro, accusa il colpo della mannaia. Già perchè oltre alle bollette, ai mutui e chi più ne ha ce lo metta, anche gli affitti vanno pagati e non sempre si riesce a farlo. Di conseguenza anche i proprietari dei muri ne risentono. Una catena pericolosa di malcontento generalizzato che rischia di far perdere la pazienza anche ai più miti. E in quel caso ci sarebbe veramente da aver paura. La voglia di rimanere aperti oltre le 18 è stata veramente grande, a tal punto che in molti ci hanno creduto. Poi la rassegnazione su cosa andare incontro: oltre ai soldi della sanzione, una denuncia penale e la chiusura del locale. Troppo. Troppo per persone che stanno remando, per non affondare. Sin dai primi di marzo scorso.

"Ringrazio la vicinanza dei miei clienti, unici, sui quali so di poter contare ancora e ancora -conclude Michela del bar Sut L'Ala di Occhieppo Superiore" soprattutto in questo periodo". Non perde però l'ironia pungente, Michela: "Spero almeno di aver portato gioia a chi per due giorni mi ha remato contro". Il 24 novembre forse si riaprirà, speriamo si riapri, perchè se l'andamento della linea dei contagi, più forte di marzo già adesso, siamo sicuri di rimanere ottimisti per quella data?  

Fulvio Feraboli

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore