ATTUALITÀ - 12 ottobre 2020, 14:31

Stamattina l'addio a "Tano" Gastone Marchesi partigiano e comandante distaccamento "Cruchi"

Il dolore dell'Anpi Provinciale nelle parole di Luciano Guala. Il racconto della storia di "Tano".

"Tano" Gastone Marchesi in una foto col sindaco Monica Mosca

"Tano" Gastone Marchesi in una foto col sindaco Monica Mosca

Lunedì mattina l’ANPI si è stretta attorno ai familiari per dare l’addio laico al Partigiano Gastone Marchesi “Tano” deceduto lo scorso venerdì 9 nella sua abitazione di Occhieppo Inferiore. Nativo di Bergamo giunse a Biella insieme al suo amico Franco Nosengo, col quale aveva già condiviso mesi di carcere per attività sovversiva contro il fascismo.

Comandante del Distaccamento “Cruchi”, facente parte della 75.ma rigata Piero Maffei operante sulla Serra nella zona di Torrazzo, era un testimone ed un protagonista dei fatti più rilevanti avvenuti in quella zona durante la Lotta di Liberazione.

Un giusto cammino Per Gastone Marchesi “Tano” di Luciano Guala Anpi Provinciale

"Porto il saluto ed il ringraziamento dell’ANPI al Partigiano Gastone Marchesi “Tano” e la nostra vicinanza alla moglie Nella, al figlio Ermanno ed a tutti i familiari a lui cari. Ci preme sottolineare e far conoscere i tratti salienti del  Partigiano combattente, che ebbe ruoli importanti fra i Garibaldini operanti sulla Serra. Nel 2016 gli è stata conferita la Medaglia della Liberazione.La notizia della scomparsa di questi nostri cari fondatori della Repubblica porta sempre un senso d straniamento, e la consapevolezza che non vedremo più brillare un’altra di quelle luci che hanno rischiarato la notte di venti mesi che ha oscurato il nostro Paese.        

Di  Tano abbiamo conosciuto la  biografia, le testimonianze, e ci rimane un bel ricordo di quando dieci anni fa gli chiedemmo di poterlo fotografare in un luogo per lui significativo della sua Resistenza. Scelse la discesa che porta da Torrazzo al  bivio in cui fu ucciso Don Cabrio. Era la fine dell’inverno, ad un tratto si mise a nevicare. Tano saltellava da una stoppia all’altra, sembrava essere ritornato con gli uomini del suo Distaccamento, il freddo era un particolare insignificante di fronte alla possibilità di raccontarci quel suo tempo lontano .        

Tano è militare a Parma l’8 settembre del 1943. Ha l’impressione da subito che le cose non andranno meglio quando vede un soldato tedesco prendere a calci un vecchietto che col violino per strada ha iniziato a suonare Ia Canzone del Piave. Messo su un camion per essere deportato con i compagni, nell’attraversamento di Mantova, mentre le donne della città si avvicinano per gettare delle mele, riesce a buttarsi giù. Scatta la solidarietà, le donne si accalcano intorno a lui, nascondendolo. Inizia la marcia del ritorno,  passa da Cremona dove acquista una  bicicletta e finalmente giunge velocemente a casa nella sua Bergamo. Il tempo di arrivare e subito parte con un fratello verso la latitanza.

Il giorno dopo viene catturato ed imprigionato nel carcere di Sant’Agata. Siamo ai primi di ottobre, proprio come oggi. Rimarrà rinchiuso per 7 mesi e 4 giorni. Ha un compagno di cella che tutti noi abbiamo conosciuto, Franco Nosengo. Da allora le loro vite non si separeranno più.   Nel maggio del 1944 entrambi approfittano di un’amnistia per renitenti e disertori, e vengono spediti ad Alessandria, al Battaglione Genio Lavoratori. Da qui riescono a fuggire e scelgono  Biella, dove Nosengo ha un parente che fa parte del CLN. Da allora Gastone e Franco diventano i clandestini Tano e Cino, inseparabili fino a poco più di cento giorni fa, quando è mancato Cino. Raggiungono i Partigiani si trovano all’Albergo Savoia sopra Oropa, dove subito dopo il Comando dà il via alla riorganizzazione della 75.ma Brigata in tre Distaccamenti. In uno di questi Tano viene eletto Comandante dagli uomini con cui combatte, non è nominato dall’alto.

La sua attività si svolge sulla Serra. Il giorno di San Martino del 1944, l’11 novembre, arriva a Bollengo la Divisione Littorio. Nella notte seguente si mette a nevicare forte, i nazifascisti risalgono la Serra ed attaccano i Partigiani. Sentiamo il racconto di Tano: 'Non riuscirono a sfondare, anzi, subirono due perdite e una decina di feriti. L’unica loro prodezza- così la definisce lui- fu il rastrellamento di 6 o 7 anziani che erano nei boschi a raccogliere castagne o cercare funghi. Don Cabrio, parroco a Torrazzo, capisce che quelle persone sono in difficoltà. Scende al bivio con la stola e l’acqua santa per difenderli. Per tutta risposta l’Ufficiale medico della Littorio lo falcia con una raffica di mitra'.         

Da questa veloce biografia di Tano si possono definire alcuni tratti caratteristici della  Resistenza che possono contribuire a definirla. Sono nell’ordine la lucidità nel capire che con l’8 settembre non si esce dalla tragedia, la solidarietà della popolazione ed il valore dell’accoglienza femminile, l’immancabile bicicletta come compagna ed arma formidabile, la prigionia, la fuga, la scelta attiva della clandestinità, l’orgoglio di appartenere ad una formazione che ha una vita interna democratica e riesce ad opporsi al nemico, la compassione per chi perde la vita. Questi elementi costituiscono un paradigma che è nostro dovere osservare con rispetto e far conoscere.       

In molti, fra di noi, siamo convinti che, dopo la morte, ci sia solamente il nulla, anche se poi tutti ci creiamo delle consolazioni. A noi piace credere che l’essenza della vita delle persone come Tano, Cino, Bambo, Mariuccia, Martin, Alpino, Varzi, e delle altre migliaia anonime che hanno partecipato a questa grande epopea compongano un Distaccamento infinito, e siamo sicuri che questa essenza la si possa ricercare nelle pagine della Costituzione, che apprendisti sedicenti statisti, privi di senso della storia, ogni tanto cercano di manomettere.        

Prima di dirti addio, Tano, e prima che l’emozione ci prenda del tutto, vogliamo farti risentire pochi brani dell’Inno dei Partigiani della tua 75.ma Brigata, quella dedicata a Piero Maffei: Una meta raggiunger si deve e la meta raggiunta sarà./ Poco pane supplisce la fede/poche armi supplisce il valore./ Marciamo sul giusto cammino seguendo le orme di Piero. Noi non abbiamo la vostra fede e tanto meno il valore, inteso come coraggio. Sul nostro cammino sono spuntati i rovi, il vento ha fatto cadere dei rami, le orme si confondono. A volte abbiamo come la sensazione di esserci persi. 

Non sappiamo nemmeno a quale Distaccamento apparteniamo. Speriamo che gli Scienziati trovino in fretta il vaccino contro la pandemia di Covid che sta aumentando le diseguaglianze presenti intorno a noi. Non abbiamo abbassato la guardia contro il fascismo, che anche se cambia nome abbiamo imparato a conoscere, e dubitiamo anche che contro questa malattia ci sia un vaccino. Abbiamo bisogno di maggiore Eguaglianza ed Umanità: sappiamo che non sono mete facili, ma continueremo a cercarle, come hai fatto tu. Ora ti lasciamo andare, addio e grazie".

comunicato Anpi - f.f.

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