CRONACA - 06 ottobre 2020, 17:53

5 anni ai fratelli Ravetti, i famigliari delle vittime: "Sono stati condannati, per noi questo è importantissimo"

Il 5 novembre si discuterà, davanti al Gip, l'opposizione di richiesta di archiviazione della maxi-querela proposta da tutte le altre famiglie e dello sbarramento imposto dalle contestazioni del capo di imputazione, limitate dalla Procura ai soli ultimi episodi accertati dai Carabinieri nel Tempio.

Stamattina è il giorno delle repliche al processo di Marco e Alessandro Ravetti dopo lo scandalo del Tempio crematorio scoppiato il 26 ottobre 2018 quando i Carabinieri hanno effettuato il blitz. Condanna confermata, pena alleggerita per i fratelli Ravetti titolari della Socrebi: il Gip condanna Marco a 5 anni, Alessandro a 5 anni e quattro mesi. con interdizione di entrambi dai pubblici uffici.

"I due titolari dell’impresa Socrebi si erano resi responsabili di aver organizzato quella che era stata definita 'una lugubre catena di montaggio della morte, a fini di lucro' -riporta la nota dei legali Codacons- con cremazioni multiple ed in serie delle salme all’interno della struttura cimiteriale di Biella. Il Giudice, con la sentenza, ha anche condannato gli stessi imputati al risarcimento dei danni, liquidando una provvisionale di euro 5mila a favore delle uniche 3 parti civili che si sono bpotute costituire in questo giudizio, affermando il pieno diritto dei familiari coinvolti nello scandalo di dichiararsi parte offesa dai reati ed ottenere il risarcimento dei danni a carico dei Ravetti, della Socrebi e degli altri corresponsabili, già condannati con patteggiamento.

La sentenza è arrivata intorno a mezzogiorno di oggi poi il procuratore di Biella, Teresa Angelo Camelio si avvia verso l'uscita dal tribunale. Fuori una decina di parenti, vittime di questa atrocità inaudita. La compostezza che li ha accompagnati in questi due anni è dimostrata anche in questa occasione. Si avvicinano al procuratore con pacatezza e mezzo sorriso, pronti ad ascoltare le sue parole. E così è stato.

Camelio esprime la contentezza di parlare per la prima volta ai parenti e spiega "di non aver voluto una pena capitale, non è nella mia indole. Il giudice ha approfondito il lavoro svolto e ha emesso una pena di conseguenza. Ma senza i Carabinieri non avremmo avuto nulla in mano". Un applauso parte spontaneo, all'indirizzo del magistrato, da parte della decina di parenti. 

Pochi minuti dopo esce l'avvocato Alessandra Guarini, legale di tantissime famiglie. "Questa sentenza esprime il senso della misura che la giustizia non deve mai perdere. E' giusta. 5 anni e quattro mesi è una pena ridotta per il rito abbreviato. Il giudice è partito da una pena veramente severa e questo lo ha percepito. Ha dato una pena severa ma non così severa di consentire ai difensori di dire 'condanna esemplare, incostituzionale, sbagliata, sproporzionata, una vendetta.

Qui non ci sono vendette, oggi è stata fatta giustizia e questo perchè alle vittime viene sempre rimproverato di chiedere allo Stato, non giustizia ma vendetta. Abbiamo chiesto giustizia e l'abbiamo ottenuta. La battaglia non è finita perchè la procura oggi ha ottenuto un risultato ma per noi parziale perchè ci sono i vostri diritti che ancora devono essere presi in considerazione". 

Apprendono positivamente la notizia tutti i parenti. "La condanna è effettiva, i Ravetti condannati, c’è il segnale forte da parte di chi ha lavorato sul caso -commentano i famigliari-. Sono stati condannati e per noi questo è importantissimo. Non siamo arrivati fino a questo punto per una questione di soldi, non ne abbiamo mai parlato, solo volevamo credere nella giustizia. Il segnale è arrivato forte, ci aspettavamo qualcosa di più magari intorno ai sette anni ma per la nostra sofferenza rimane una segnale positivo.

Probabilmente i Ravetti andranno avanti nella battaglia legale ma è chiaro che di fronte a testimonianze e video incriminanti non so dove potranno arrivare: questi sono tutti elementi per una condanna esecutiva, per un crimine così. Siamo soddisfatti delle parole del procuratore che si è dimostrato sensibile. Inoltre è rimasta contenta quando ci siamo avvicinati a lei e per questo ci ha ringraziato. Noi i ringraziamenti li rivolgiamo alle forze dell’ordine per il loro operato. Per noi la giustizia viene prima di tutto".

"Si chiude così un ulteriore capitolo penale sullo scandalo cremazioni di Biella -conclude la nota stampa di Codacons- risultando definitivamente dimostrate le gravissime condotte criminali poste in essere per mesi, ed ancora una volta appurato che l’obiettivo delle vittime e delle parti civili è sempre la ricerca di Giustizia e di verità, e non la vendetta, passando per la ricerca ed affermazione di tutte le responsabilità, partecipando a pieno titolo al processo penale, e promuovendo le azioni di natura civile e risarcitoria che saranno al centro delle nostre ulteriori iniziative per conto delle tantissime famiglie, la cui vita è stata irrimediabilmente segnata da questa sconvolgente storia".

Il 5 novembre prossimo si discuterà, sempre davanti al Gip, l’opposizione alla richiesta di archiviazione della maxi-querela proposta da tutte le altre famiglie e dello sbarramento imposto dalle contestazioni del capo di imputazione, limitate dalla Procura ai soli ultimi episodi accertati dai Carabinieri nel Tempio. 

Fulvio Feraboli