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Biellese Magico e Misterioso | 04 ottobre 2020, 08:00

Biellese magico e misterioso: Le fate coi piedi d’oca nel Biellese e gli “Incogniti” del duomo di Casale Monferrato

A cura di Roberto Gremmo

Biellese magico e misterioso: Le fate coi piedi d’oca nel Biellese e gli “Incogniti” del duomo di Casale Monferrato

   Nella tradizione popolare biellese hanno un posto preminente le misteriose fate coi piedi d’oca; donne bellissime e buone ma con gli arti inferiori deformi. 

    Si tratta, ovviamente, d’una leggenda che però, come tutti i racconti folkloristici, ha comunque un fondo di verità ed é ben possibile che un “popolo dai piedi d'oca” sia davvero stato sconfitto e scacciato dalle nostre vallate ed infatti a Casale Monferrato é esistito un singolare reperto che potrebbe essere prova della sua esistenza. 

  Ne scrisse anni addietro sul “Monferrato” il giornalista Idro Grignolio in un importante articolo intitolato: “I cinque mosaici perduti del Duomo con i piedi misteriosi degli Incogniti” ricordando che nel 1860, durante i restauri del Duomo di Casale  l’architetto Edoardo Arborio Mella, temendo di non essere più in grado di ricomporre i mosaici del pavimento, che doveva disselciare per poi ricostruire, per avere una specie di traccia, aveva fatto uno schizzo di ciò che rappresentavano.

  La prudenza dell'architetto si è rivelata preziosa, perchè, in seguito, sfortunatamente, quei preziosissimi mosaici sono andati perduti.

  Restano, perciò soltanto le riproduzioni a penna. Sappiamo così che rappresentavano: “Grifoni affrontanti”, “Eleazaro”, “Acefalo”, “La caccia all'orso” e “Gli Incogniti”.

  Cinque tasselli raffiguranti misteriose presenze, che difficilmente ci si sarebbe potuto aspettare dentro ad una chiesa cattolica ma riconducibili al bestiario fantastico medioevale su cui ha scritto magistramente Chiara Frugoni nel suo enciclopedico libro pubblicato due anni fa dal Mulino di Bologna.

  In uno studio pubblicato fin dal 1917, a proposito del mosaico casalese degli “Incogniti” (il più misterioso di tutti) i professori Evasio Comello e G. Ottolenghi scrivevano:

  “...Abbiamo riservato per ultimo questo mosaico, come fra tutti il più indecifrabile. E' un tondo dal diametro entro cornice, di m. 0,90 nel quale campeggiano due figure, purtroppo mancanti della Testa, ma quella di destra si capisce essere un uomo vestito di cotta, in atto di inchinarsi, e con le braccia distese verso terra, quella di sinistra ha I PIEDI D'UCCELLO, le gambe e i fianchi umani, forse femminili: ma il busto, le braccia e la testa, non si  capisce a quali possano riferirsi. Tanto meno si indovina in che rapporto stiano fra loro questi personaggi, l'uno reale ed umano e l'altro fantastico e mostruoso”.

  Ma la domanda che ci poniamo è invece, ovviamente, un'altra: questo personaggio (con tutto ciò che si tramanda sui piedi d’oca della Valle Elvo) era proprio immaginario ?

  Saremmo nel campo del fantastico se questi piedi d’oca o d'uccello fossero solo presenti in incisioni, disegni o racconti. Ma non è così.

  Infatti, lo stesso Grignolio se ne occupava diffusamente nel suo articolo osservando che “L’esistenza di misteriosi uomini struzzo era già nota fin dall'antichità tolemaica nell'area egizia. Ed ancora recentemente i Missionari della Consolata hanno avuto contatti con questi ‘uomini uccello’ riportando la documentazione nella loro rivista quindicinale. Si ritiene che i caratteristici piedi palmati come gli struzzi, derivino da una mutazione avvenuta nel lontano passato, perchè questi uomini abitavano terreni impervi e s'arrampicavano sugli alberi... un'altra curiosità analoga ci viene da Kevin Duffy, il quale nel 1958 e nel 1968 incontrò nella zona dello Zambesi la leggendaria tribù dei Vanyai, i cui piedi paiono veramente zampe d'uccello”.

  Siamo ben distanti dalla fantasia, bensì in piena, affascinante, realtà dell'adattamento della specie all'ambiente.

  Anche in Sud America devono essere esistiti esseri umani con caratteristiche analoghe: lo scrittore Gabriel Garcia Marquez in un suo celebre romanzo ”Il generale nel suo labirinto” localizza in Colombia "uomini con creste e zampe da gallo".

  Si rafforza quindi l’ipotesi che i Celti conquistatori abbiano compiuto un etnocidio delle antiche popolazioni delle Valli, facilmente identificabili per questa singolare caratteristica fisica, causata dalla vita in terreni particolarmente impervi come le nostre Vallate. 

   Il leggendario biellese avrebbe solo mitizzato una lontana realtà etnocida ?

 

   Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

   Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro pubblicato da Storia Ribelle casella postale 292 - 13900 Biella.

Roberto Gremmo

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