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ATTUALITÀ | 28 luglio 2020, 07:30

Caso Palamara, l’opinione di Pietro Brovarone - 2° parte

caso palamara

Riceviamo e pubblichiamo:

"Analizzata la teoria riguardo alla nomina dei vertici degli uffici giudiziari, la pratica, perlomeno da quanto si apprende dalle inchieste, era molto diversa e le scelte, tra candidati ugualmente titolati e di alto profilo, avveniva seguendo logiche politiche nel vero senso della parola, ovvero sulla scorta di equilibri di potere dettati dal peso elettorale delle correnti interne alla magistratura che incarnano visioni politiche e non semplicemente sindacali.

Ora, se da un lato, nell'ambito della vita politica del paese, le nomine ai vertici di ministeri ed enti pubblici avvengono, a parità di titoli, sulla scorta di scelte discrezionali fatte da coloro che detengono il potere politico in quel determinato momento storico a seguito di libere elezioni e ciò è del tutto legittimo, non così dovrebbe essere nell'ambito della scelta di soggetti che devono amministrare la giustizia e dirigere uffici giudiziari, almeno nell'ottica del nostro sistema costituzionale, che vuole la magistratura svincolata dal potere politico, o meglio limitatamente orientata dal potere politico, posto che il Consiglio Superiore della magistratura è composto anche da soggetti nominati dal parlamento, attraverso i partiti politici.

Ora tutto quanto sta emergendo dovrebbe portare ad una riflessione in ordine alle modalità di scelta dei vertici della magistratura: se la scelta dei capi degli uffici deve avere natura discrezionale e politica ciò deve essere chiaro e limpidamente scritto in un testo di legge, come avviene in altre democrazie, ad esempio gli Stati Uniti d'America, ove è il presidente a nominare i vertici delle Corti Federali e della Corte   Suprema tra soggetti tecnicamente idonei. 

Se invece così non deve essere, per rispettare il principio della divisione dei poteri insegnatoci da Montesquieu allora anche il criterio del sorteggio tra soggetti parimenti idonei sulla base di criteri oggettivi può rivelarsi lo strumento più imparziale tra quelli noti".

Pietro Brovarone

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