E' tutt'altro che conclusa la vicenda del Tempio Crematorio, che nei giorni scorsi ha registrato la richiesta di patteggiamento da parte dei nove dipendenti della Socrebi e la volontà del rito abbreviato da parte della famiglia Ravetti. Il nuovo fronte giudiziario, infatti, potrebbe e dovrebbe aprirsi attraverso la vicenda dei controlli, o meglio, dei possibili mancati controlli.
Nel senso: se da un lato dipendenti e titolari dell'azienda che gestiva il Tempio Crematorio dovranno rispondere alla giustizia di tutta una serie di reati penali (le accuse vanno dalla truffa, all'appropriazione indebita, passando ovviamente per il vilipendio di cadavere) dall'altro presto potrebbe emergere il tema di chi poteva fermare quello che il procuratore della Repubblica Teresa Angela Camelio ha definito "una lugubre catena di montaggio della morte, a fini di lucro".
Una tema delicatissimo, soprattutto a pochi mesi dalle elezioni politiche amministrative, che non a caso ha creato un clima di assoluta impenetrabilità e riserbo sull'inchiesta.
Giacomo Moscarola e Giovanni Rinaldi, rispettivamente di Lega Nord e Movimento 5 Stelle, hanno tentato qualche tempo fa di chiamare in causa l'amministrazione comunale, durante un incontro aperto alla stampa. Un tentativo andato però sostanzialmente a vuoto. Ma se a chiedere conto, anche, della bontà o dell'assenza di controlli, fossero le famiglie che si costituiranno parte civile rispetto ala Socrebi ed alla famiglia Ravetti?
Ad oggi 250 nuclei familiari si sono rivolti agli avvocati della Codacons e, presto, altri 100 presenteranno denuncia/querela contro l'azienda che gestiva il tempio crematorio di Biella. E di sicuro chiederanno contro in sede processuale del perché in tanti mesi di attività di cremazione delle salme di parenti e famigliari (abnorme secondo l'accusa) nessun ente o organo istituzionale si sia accorto di alcunché.
Dallo smaltimento rifiuti, alle comunicazioni/documenti ufficiali dei decessi e delle cremazioni, passando a tutti i relativi trasporti e le operazioni varie, possibile, che nessuno abbia notato niente di anomalo? E se sì, non hanno insospettito nessuno? E perché? Domande alle quali spetterà all'autorità giudiziaria fare piena luce e dare delle risposte.
Il tutto per arrivare, inoltre, ad una probabile vera e propria causa milionaria contro i responsabili del Tempio Crematorio. Nel senso che in sede civile, a grandi linee, è verosimile che se ogni famiglia chieda un minimo di 5 mila euro per danni materiali e morali subiti, si fa in fretta ad arrivare a cifre con molti zeri.