"Era dietro le sbarre praticamente da due mesi... Pensavo gli dessero l'ergastolo... Cosa volete che vi dica... Sapete tutto voi, giornalisti. Comunque siamo felici che Alessandro sia tornato a casa. Così potremo trascorrere insieme le feste di Natale, almeno. Sta bene? Sì, sta bene. Diciamo relativamente bene, compatibilmente con quanto gli è capitato. Altro da dire non ho. Anzi, non voglio dire...". Così Roberto Ravetti commenta la scarcerazione del figlio Alessandro, dietro le sbarre in via Dei Tigli dallo scorso 26 ottobre per i fatti legati al forno crematorio. Il tono è di chi, comprensibilmente, è molto amareggiato e addolorato.
Nota la vicenda contestata all'amministratore delegato della Socrebi, società che gestisce l'impianto presente al cimitero comunale cittadino: l'irregolare attività di cremazione che, secondo quando dichiarato dal procuratore della Repubblica Teresa Angela Camelio e dai carabinieri che hanno indagato "rappresenterebbe una vera e propria catena di montaggio della morte". Espressione che riassume una serie di presunte inadempienze ed irregolarità di cui Ravetti (40 anni) dovrà rispondere all'autorità giudiziaria.
Alessandro Ravetti non è comunque l'unica persona coinvolta nell'inchiesta che tanto sta facendo discutere in città e non solo, tra richieste danni e polemiche politiche. Anche il fratello Marco Ravetti avrebbe infatti ricevuto un avviso di garanzia dall'autorità giudiziaria. Secondo quanto emergerebbe dalle indagini sarebbe stato filmato e ripreso durante l'illecita gestione delle varie procedure di cremazione delle salme, da parte dei carabinieri della polizia giudiziaria coordinati dal luogotenente Tindaro Gullo.
Le accuse di cui dovranno rispondere, a vario titolo, dipendenti e amministratori della Socrebi vanno dalla violazione di sepolcro alla distruzione di cadavere. Inoltre ci sono contestazioni per diversi reati ambientali per via della irregolare modalità di smaltimento delle ceneri dei corpi. In via Repubblica, durante la conferenza stampa di presentazione dell'operazione si è parlato di salme bruciate due per volta, ceneri gettate nei cassonetti dell'immondizia indifferenziata, cadaveri rotti a colpi di pala. Accuse che hanno indignato l'opinione pubblica ma che dovranno trovare conferma in sede processuale.