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ATTUALITÀ | 04 dicembre 2017, 07:30

L'opinione di: Gionata Pirali, Costruire casa o ristrutturare, la responsabilità del “committente”

L'opinione di: Gionata Pirali, Costruire casa o ristrutturare, la responsabilità del “committente”

Essere committente è una responsabilità e il “corto circuito in edilizia, continua. Quando decidiamo, come privati cittadini, di costruire o ristrutturare casa, siamo sicuri della nostra scelta nell’affidare i lavori a quella determinata impresa, edile, impiantistica o altro ancora, senza tenere in considerazione tutti gli aspetti che questa scelta comporta?

E quell’imprenditore avrà la qualifica e la capacità di eseguire l’opera? E ancora, sarà “in regola” con le norme di legge previste? Sembrano domande banali, ma vorrei davvero sapere quanti lettori abbiano risposte rassicuranti a questi semplici interrogativi.

E’ bene dunque chiarire che, noi privati cittadini, nel momento in cui affidiamo dei lavori edili, assumiamo lo status di “committenti” e ci assumiamo le responsabilità in base alle vigenti leggi. Cosa significa “committente”?

Dal punto di vista tecnico è colui il quale affida il lavori e deve capire se l’impresario o l’artigiano incaricati sono in grado di fare un buon lavoro, sicuro, che duri nel tempo; sovente la scelta ricade chiedendo referenze o con il passaparola e cercando informazioni su web e piattaforme social. E per quanto riguarda  la normative?

Per la legge assume  innanzitutto il significato di responsabile, trasformando di fatto il committente in vero e proprio “datore di lavoro”. Dunque non appena un lavoratore inizi ad operare in cantiere, il committente ne diviene responsabile. Già, perché sono a carico del committente, che può eventualmente servirsi di un coordinatore per la sicurezza, valutazione e verifica dell’idoneità tecnico professionale dei soggetti affidatari!

Ovviamente in caso di controlli in cui venga rilevata qualche irregolarità, potranno essere elevate le sanzioni previste. Con questa premessa, è lecito pensare che esistano norme ben precise, alle quali attenersi al fine di evitare di incorrere nelle multe. Qui inizia la confusione con le troppe, tante  e per lo più contrastanti normative, sino al punto da creare confusione e incertezza; un vero e proprio “corto circuito” così come lo ha definito l’Onorevole Cesare Damiano in un suo intervento in proposito.

Oggi, alla distanza di un anno da quell’affermazione, ancora molte imprese artigiane senza dipendenti, i cosiddetti “lavoratori autonomi”, di fatto non possano operare in alcune tipologie di cantieri. Nel nostro territorio questo corto circuito è stato rilevato ed evidenziato anche dalle autorità preposte al controllo, quali Spresal e Ispettorato del Lavoro, che svolgono coscientemente le loro attività di monitoraggio a tutela dei lavoratori, anche se tale approccio non è stato adottato in modo unitario nelle altre provincie della nostra Regione.

E’ stato infatti rilevato che in altri territori non è stato applicato lo stesso parametro di controllo, cosa che ha creato un’evidente disparità di trattamento tra imprese di zone diverse, a scapito presumibilmente anche delle misure di sicurezza e della salute dei lavoratori. Ho voluto osservare e analizzare il problema da semplice cittadino per far notare come esso non sia solo riconducibile all’interno del sistema edile che, peraltro, sconta ancora il fatto di non avere una legge di settore che ne disciplini l’accesso e ne determini i requisiti minimi per svolgere l’attività in piena sicurezza e garanzia per tutti, bensì sia trasversale all’intera filiera.

E’ un problema che deve riguardare tutti noi, un problema che deve essere affrontato dalla politica, che deve impegnarsi a “sbrogliare la matassa” e a dare indicazioni chiare, certe e valide per tutto il paese, tutelando in primis, ovviamente la salute e a sicurezza dei lavoratori.Ma anche gli interessi di tutti, secondo un principio di libertà ed equità, come previsto dall’articolo 41 della nostra Costituzione: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana - La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.

Ecco, questo nel vasto campo dell’edilizia e dei mestieri affini, di fatto, non sta accadendo. Proprio per questo proseguiremo nel farci parte attiva con tutti i soggetti coinvolti ed interessati, pubblici e privati, cercando di accelerare il più possibile i tempi necessari per fare chiarezza e continuando a dare supporto alle piccole e medie imprese.

Gionata Pirali

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