CRONACA - 24 giugno 2015, 10:36

Sequestrate 100 tonnellate di pellet contaminato

Da parte degli agenti della Forestale nell'ambito dell'operazione nazionale "Blue Pellet".

Gli agenti della Forestale di Biella hanno sequestrato ieri 100 tonnellate di pellet contaminato in un punto vendita della provincia di Biella. Il sequestro rientra nell’ambito dell’operazione “Blu Pellet”, condotta a livello nazionale dal Corpo Forestale dello Stato con l’impiego di più di 300 unità e conclusasi con il sequestro finale di 300 tonnellate di pellet da riscaldamento contaminato da metalli pesanti in considerevoli quantitativi che, al termine delle indagini, dovrà essere avviato a smaltimento.

Sono state effettuate, a livello nazionale, più di 80 perquisizioni in diverse regioni: Lombardia, Piemonte, Campania, Basilicata e Calabria. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica del tribunale di Pavia, ha consentito di risalire alla ditta produttrice del pellet, che opera in provincia di Lecco. Si è, così, potuto appurare che la stessa ditta, oltre a produrre pellet, opera anche attività di gestione, recupero e preparazione per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, industriali e biomasse.            

Già a un primo sguardo, tutto il pellet di un determinato lotto presentava evidenti colorazioni anomale, blu, rosse, verdi. Le successive analisi hanno consentito di accertare che tale colorazione era causata da una contaminazione del materiale legnoso utilizzato. Dai primi accertamenti si è riscontrata la presenza di concentrazioni indebite di metalli pesanti quali nichel, cromo, zinco, cadmio e rame, anche in concentrazioni significative.              

Il presidente del consiglio di amministrazione della società produttrice del pellet ed il suo consigliere delegato sono stati denunciati per presunta commissione dei reati di illecito smaltimento di rifiuti e frode in commercio. Vi è, infatti, il sospetto di un’indebita miscelazione di sostanze inquinanti con il legno del pellet. La frode in commercio è rappresentata dal fatto che il materiale veniva venduto come “pellet di legno vergine di faggio” con etichette che avrebbero garantito l’assenza di metalli contaminati o componenti ulteriori diverse dal legno. I rivenditori, incluso quello della provincia di Biella, sono considerati parti lese, per l’illecita fornitura del pellet contaminato.

Le indagini sono tuttora in corso per verificare l’eventuale pericolosità per la salute pubblica conseguente all’utilizzo del pellet contaminato. Nel caso vi fosse il sospetto che il materiale acquistato negli ultimi due anni possa essere riconducibile a tali partite, si invitano gli acquirenti a segnalarlo al più vicino ufficio del Corpo forestale dello Stato che provvederà ad attivare tutte le verifiche del caso.