Ci si lamenta che Cossato è una città che non offre alcun tipo di divertimento e di passatempo per i giovani. Ma non è stato sempre così. Da fine anni settanta fino ai primi 2000, proprio in centro vi era una discoteca, i cui locali, ora, sono stati completamente abbandonati. I più accorti sanno di cosa sto parlando: il vecchio Caravel, che i più giovani conoscono come Cinecittà.
Personalmente del vecchio Caravel ho dei ricordi un po’ vaghi e distorti. Quando ero bambina passavo le mie estati a casa della mia bisnonna e dalla mia prozia a Lorazzo e ogni tanto mi ricordavo che avevo anche una mamma e un papà a Cerreto Castello (per la serie i nonni viziano, ma con i bisnonni e le prozie è come essere in paradiso). Quindi, con mia immensa tristezza dovevo tornare a casa. Il mercoledì sera al Caravel, vi era la serata del liscio e quando la macchina si fermava al semaforo (fino a fine anni ’90 tra via Matteotti e via Mazzini non vi la rotonda), il mio cervello di bambina si poneva alcune inquietanti domande. In particolare mi chiedevo, che cosa andassero a fare della attempate signore in una discoteca, vestite con abiti con colori sgargianti (il più discreto che ricordo era turchese fluorescente) e capelli cotonati (con tanta di quella lacca, che se si facessero analisi ambientali accurate, sicuramente si scoprirebbe che il buco dell’ozono ha cominciato ad aprirsi a Cossato). La cosa che più mi sconvolgeva era il trucco. Ricordo, una volta, una signora che aveva il viso che sembrava di cartapesta nera, talmente era abbronzata ed era truccata in una maniera così accentuata da somigliare ad un pappagallo tropicale, con il rossetto color geranio. Più tardi ho capito che le signore andavano a ballare con i loro mariti, ma complice “La febbre del sabato sera”, intorno ai sette anni, ero convinta che in discoteca andassero solo i giovani.
Durante i primi anni ’90 il Caravel ha cambiato gestione e prima si è trasformato in “Planet” e poi in “Cinecittà”. Il locale era soprattutto celebre per la discoteca la domenica pomeriggio. I quindicenni cossatesi e non solo si ritrovavano in quella saletta, non tanto per ballare ma per pomiciare. In quel periodo anche io, ormai adolescente, sono andata un paio di volte, ma senza entusiasmo: lo trovavo un posto piccolo e chiuso e quando ne avevo l’occasione (o meglio, le rare volte che i miei genitori mi davano il permesso di andare in discoteca), preferivo andare alle "Cave" a Serravalle Sesia. Ricordo che l’ultima volta che sono stata al Cinecittà, era il 1996. L’occasione era stata una serata, in cui vi era come ospite, un opinionista di Amici di Maria De Filippi (non il talent scout, ma il talk show che andava in onda il sabato pomeriggio negli anni ’90), per presentare un disco.
Poi, intorno al 2005 il “Cinecittà” ha chiuso per sempre, rimanendo una struttura dalla forma bizzarra completamente vuota. I proprietari hanno chiuso perché ormai il locale era passato di moda. Durante la prima campagna elettorale del sindaco Corradino, tra le promesse vi era l’acquisto, da parte del comune, del locale per trasformarlo in edificio utile alla comunità. Dopo la sua nomina, Corradino aveva abbandonato il progetto, per il prezzo troppo alto della struttura (voci di corridoio parlano di un milione di euro). Così il vecchio “Caravel” è rimasto vittima del tempo e poichè anche io sono una vittima, ma degli stereotipi, devo confessare la verità. Quando passo davanti a quel locale, mi torna alla mente il documentario catastrofico di History Channel “La Terra dopo l’uomo”, in cui si vede come la natura si riappropria dei propri spazi, perché gli esseri umani si sono improvvisamente estinti. In effetti, nel cancello arrugginito e sul tetto mancano solo liane.