“Negli ultimi quindici anni la società è cambiata radicalmente e la difficoltà più grande è riuscire a creare un clima di raccoglimento all’interno della comunità”. Così don Mario Marchiori, parroco di Ronco di Cossato da 30 anni, descrive il repentino cambiamento che è avvenuto nel cossatese.
Come è cambiato l’approccio degli abitanti nei confronti della vita parrocchiale?
Una volta la Parrocchia era un punto di aggregazione ora non è più così. Per esempio tutti bambini, residenti nelle vicinanze, venivano a scuola a Ronco, ora le mamme, già alle elementari scelgono l’istituto che reputano migliore. Inoltre, i ragazzini hanno una vita molto intensa, nel senso che fin dalla prima infanzia sono spesso impegnati quotidianamente in attività sportive e quindi non hanno tempo da spendere qui.
Attualmente nell’oratorio di Ronco si sta svolgendo “Estate ragazzi”, come vengono condizionati dall’avvento di Internet e dei social network?
Per certi versi i social network facilitano la comunicazione soprattutto con chi è lontano, ma limitano nei rapporti vis à vis. Infatti ho notato che i ragazzi faticano ad esprimersi, tra di loro. Il problema è che anche per gli adulti la situazione è analoga. Poco tempo fa durante una cena nei locali dell’oratorio ho visto molti genitori che invece di parlare tra loro erano chini sul loro telefono a guardare la loro pagina Facebook.
Come sono i genitori di oggi?
Purtroppo li definisco “molli”. In questi quindici anni ho iniziato a insegnare catechismo a genitori e figli. Vedo che gli adulti faticano molto a dire no e quando lo fanno non sanno giustificarli. Inoltre per quel che riguarda la vita parrocchiale , l’aspetto religioso è preso poco sul serio. Nonostante gli sforzi, sembra che i miei parrocchiani abbiano sempre di meglio da fare, ciò significa che non si riesce a creare un clima di raccoglimento.
Anche a Ronco si sente l’effetto papa Francesco?
Sì. E’ una figura molto positiva e anche coloro che frequentano la mia chiesa lo apprezzano molto, ciò non significa che il flusso di fedeli nelle chiese locali sia in aumento. E la ragione è molto semplice, chi frequenta la parrocchia, non frequenta direttamente il papa, ma il parroco che la amministra. Il pontefice, difficilmente, può cambiare il cammino di una piccola comunità.
Dopo la ristrutturazione della chiesa del 2008 ha dato vita a “Una chiesa a più voci”.
Si tratta di una serie di incontri, in cui si trattano diversi temi. In questi anni abbiamo avuto come ospiti, don Ciotti, don Gallo, Giannino Piana, che hanno trattato diversi argomenti non solo religiosi. Il prossimo appuntamento, il 29 giugno, sarà con Antonio Thellun, artista, e pilota, che presenterà il suo libro “Sto studiando per imparare a morire”. Si tratta di riflessioni e sensazioni, riguardo a come realizzare i propri obiettivi, con i cambiamenti provocati dal trascorrere del tempo.
Lei è molto vicino a diverse famiglie all'interno della quale vi sono malati oncologici, come si vive oggi la morte?
Secondo me il Biellese è un discorso a parte, perché abbiamo un’ottima organizzazione di assistenza domiciliare. Però, anche in questo caso il nostro territorio non è rimasto immune ai cambiamenti, infatti un tempo, la famiglia “accompagnava” il proprio congiunto verso la morte, oggi, per molte ragioni si tende delegare questa prassi a delle strutture. Inoltre, il tema della morte non viene affrontato con i bambini, che però devono imparare che la morte è una realtà e che fa parte della vita.