“Uso solo filati e tessuti biellese per le mie produzioni, perché è sinonimo di buona qualità” a parlare è Maurizia Cabbia, torinese, creatrice del marchio Shamur; un termine che alla maggior parte delle persone ricorda l’Oriente.
In realtà si tratta dell’unione di due nomi: quella di un pastore tedesco femmina, Sasha e quello di Maurizia: ”Ho tanto amato la mia cagnolona e ora che non c’è più ho voluto dedicarle la mia linea di moda. Di recente un’ amica israeliana mi ha confidato che in ebraico Shamur significa conservato, e ho pensato che a volte il destino è solo il compimento di ciò che desideriamo. Io volevo che si conservasse la memoria di Sasha”. Maurizia è laureata in Architettura e per anni ha viaggiato in oriente soprattutto in India dove ha approfondito i suoi studi riguardo i tessuti e i ricami.
“Per i capi Shamur utilizzo solo filati naturali prodotti a Biella, dalla lana al cotone, dalla seta al lino. La ragione è molto semplice trovo sempre un prodotto di buona qualità e a chilometri zero - racconta Maurizia -. Shamur gioca con linee sobrie ed essenziali, colori caldi ed eleganti, per una donna moderna e vivace che vuole vestire con gusto e stile”. Maurizia utilizza anche tessuti “sperimentali”, cioè ecosostenibili e riciclati, come lana rigenerata agugliata a mano, filo di denim riciclato e cotone organico.
Gli abiti Shamur possono essere acquistati in due negozi di Torino, gestiti da una cooperativa sociale, che vendono capi di gusto parigino: ”La mia è una produzione artigianale che punta sulla qualità e non sulla quantità. Collaboro con magliaie esperte, ma siamo in poche perché è un mestiere che si sta perdendo”. Per presentare la collezione primavera/estate, Shamur sarà presente a ByHand, la mostra-mercato dedicata alla moda emergente e autoprodotta, all’Archivio di Stato in piazza Castello 209, dalle 11 alle 20 di sabato 22 marzo e dalle 11 alle 19 di domenica 23 (info www.byhandshow.com).