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SPORT | 19 marzo 2020, 19:05

Correre o no nei giorni del coronavirus? L’appello di De Nile ai runners biellesi: "State a casa"

de nile

Foto di repertorio

Correre o non correre nei giorni del coronavirus? Questo il dilemma, a tratti shakespeariano, che si sta ponendo l’intero mondo dei runners biellesi. Ad oggi le norme ministeriali sono chiare: lo sport e le attività motorie svolte negli spazi aperti sono ammessi nel rispetto della distanza interpersonale di un metro evitando ogni possibilità di assembramento. Una direttiva che ha sollevato dubbi (e polemiche) in diverse zone d’Italia; inoltre, da qualche giorno, si parla in maniera sempre più insistente di adottare misure ancora più stringenti per le azioni sportive all’aperto al fine di contenere maggiormente le persone in casa, in vista del picco di contagi per il coronavirus. Un primo indizio è già arrivato dal ministro dello sport Vincenzo Spadafora, che ha aperto alla possibilità di bloccare passeggiate e corse all’aperto.

In attesa di conoscere per quanto tempo ancora si potrà fare sport all’aperto, il noto runner (e vicesindaco di Gaglianico) Mario De Nile ha invitato ieri sera sui social il podismo biellese ad appendere le scarpette al chiodo, almeno per i prossimi 15 giorni. “Oggi la nostra condizione è quella di camminare ai bordi di un’autostrada con macchine che sfrecciano ai 200 km orari – spiega De Nile - Io evito di attraversarla e consiglio a tutti di non farlo. Da lunedì la situazione è precipitata: siamo in guerra e dobbiamo rendercene conto. Le due settimane che verranno saranno probabilmente le più pericolose. Avremo tempo per correre tutti insieme e felici. Ma quando sarà il momento giusto”.

Troppe, infatti, le persone incrociate per strada o nei parchi in tuta a correre. “Alcuni non li avevo mai visti – confida De Nile – e altri mai avevano corso in vita loro. Questi atteggiamenti fanno riflettere. Forse, alcuni vogliono provare a sentirsi degli eroi, correndo dei rischi quando non ce ne sarebbe motivo. Possiamo fare esercizi in casa e aspettare che la situazione migliori”.  

g. c.

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