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Biellese Magico e Misterioso | 23 febbraio 2020, 08:00

Il Biellese magico e misterioso: Cristianizzazione dei culti paganeggianti, pietra magica di Biandrate e santuario della “Madonna della fontana” della Badìa

A cura di Roberto Gremmo

Il Biellese magico e misterioso: Cristianizzazione dei culti paganeggianti, pietra magica di Biandrate e santuario della “Madonna della fontana” della Badìa

La cappelletta costruita ad Urupa inglobando una parte del ‘ròch dla vita’ su cui si praticavano culti di fertilità non é l’unico edificio cristiano che si sovrappone (e si sostituisce) ad antichi siti di religiosità pagana nel nostro Piemonte alpino e padano.

Il santuario di San Giovanni nella Bürsch si é sviluppato attorno ad una grotta dove si raccoglieva l’acqua piovana salvifica e basta spostarsi verso la Valsesia per trovare nel santuario di Azoglio quel che resta d’una pietra guaritrice, analoga a quella che sconfigge il mal di schiena (oggi purtroppo occultata) fuori dal santuario di Boca.

Ma una pressoché sconosciuta, vera e propria ‘pietra magica’ mi viene segnalata dalla scrittrice Laura Rimola (Violet) nella campagna novarese limitrofa al corso del Sesia. L’attenta studiosa ne ha scritto anche diffusamente nel suo interessantissimo sito “La Dea Madre nel Nord Italia”.

La pietra ritenuta miracolosa è quella della “Madonna della Preiera”, e viene ancor oggi venerata in un piccolo oratorio campestre che si trova nelle campagne del Comune di Biandrate, accanto alla strada che conduce a San Nazzaro.

Benché nessun cartello stradale indichi la sua ubicazione, il minuscolo santuarietto é oggetto di particolare venerazione perché é stato costruito sopra una vera e propria pietra magica che, come spiega il nome “preiera”, era parte d’una misteriosa pietraia.

Giocando abilmente con l’assonanza fonetica fra ‘priera-pietraia’ e preghiera, la cristianizzazione di un’antica devozione é stata semplice ed é evidente che la presenza preminente nell’edificio é proprio la pietra sull’esterno, anche perché niente di notevole caratterizza l’interno dell’attuale cappelletta se non una scritta sul soffitto con una dedica “Alla regina della pace nell’anno di guerra 1917”, sincera e toccante espressione della volontà di fratellanza della nostra gente.

Accanto al santuario si trova un fontanile e c’é un sentiero fra i campi che conduce a Casal Beltrame e vicino alla cascina “Mulino della morte”.

Un cartello degli “Itinerari d’arte del Novarese” collocato sul muro della cappelletta si limita a ricordare che il toponimo “deriva probabilmente dal termine dialettale “preia”, che significa pietra e ricorda che in passato il luogo era cosparso di pietre e di rovi” ma il sito della “Comunità Pastorale Novarese” segnala che “fuori del muro verso la strada sporge una grossa pietra che i passanti toccano prima di farsi il segno della croce. L’esistenza di questa pietra rimane un mistero. Si vuole che quella pietra non si sia riusciti a trasportarla dal luogo dove si trova. Più verosimilmente quellla pietra [...] pare che sia sta[ta] messa la verso la strada per ricordare ai passanti, che non hanno tempo di entrare in chiesa, di salutare la Madonna almeno con un tocco della Pietra”. Una spiegazione suggestiva, ma poco credibile.

Molto più correttamente, la scrittrice Rimola ritiene che quel piccolo masso (posto proprio nella parte esterna della parete dietro l’altare) sia una vera e propria pietra guaritrice e che non per caso la processione del santuario si svolga la notte del 24 marzo, vicina all’equinozio di primavera degli antichi culti agrari pagani.

Ponendo la mano sul masso si notano chiaramente i solchi lasciati nei secoli da migliaia di dita.

Altri oratori campestri vicini sono quello fra Landiosa (“Langion-a”) e Vicolungo (“Vich Longh”) che all’interno presenta il curioso dipinto della progenitrice Eva presentata in un fervore cristianizzante come Santa. Ogni anno vi si celebra a Pasquetta la festa con la distribuzione della frittata con i germogli di luppolo (i “vartisi”), evidente eredità di culti rurali propiziatori.

L’oratorio rurale di San Nazzaro, un Comune tradizionalmente noto come “La Badìa” per la presenza dell’abbazia dei Santi Nazario e Celso, é invece dedicato a San Rocco, protettore dalla peste, mentre la chiesa della “Madonna della fontana del Dovese” nella campagna del paese é detta così perché “sub altari oritur fons aque nitide” (sotto l’altare nasce una fonte di acqua limpida) come scriveva nella visita pastorale del 1619 il Vescovo Goria.

Ogni 11 febbraio si effettua una processione “aux flambeau” per celebrare la Madonna di Lourdes che si é sovrappposta al culto della fonte ma a settembre c’é un altra devozione detta “Processione del guado” che vi arriva partendo da Albano ed attraversa il Sesia, per placar l’ira funesta delle inondazioni del grande fiume.

Fuori dall’edificio sacro c’é una fonte con una tazza metallica legata con una catenella.

La devozione alla fonte ed alle acque si unisce a quella alla ‘preiera’ di Biandrate e perpetua un’antica devozione alle forze della natura,

 

Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

Dal 14 febbraio 2017 nella rubrica “Biellese magico e misterioso” sono stati pubblicati più di 150 articoli che si possono ancora leggere nella sezione “Archivio” di Biella News.

Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro pubblicato da Storia Ribelle casella postale 292 - 13900 Biella.

Roberto Gremmo

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