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SPORT | 02 dicembre 2019, 07:00

Piste ciclabili e mobilità sostenibile, l'interessante analisi di una lettrice

Piste ciclabili e mobilità sostenibile, l'interessante analisi di una lettrice

In ogni dove si sente parlare con grande e giustificato allarmismo dei danni causati al nostro splendido pianeta e del degrado ambientale provocato dai suoi scriteriati abitanti nel corso di troppi decenni di menefreghismo.

Oggi grazie all’informazione costante, alla conoscenza e ad una nuova consapevolezza, vengono studiate e messe in atto azioni responsabili con l’intento di recuperare quegli equilibri naturali compromessi dallo sconsiderato stile di vita del genere umano.

Uno dei fenomeni più preoccupanti è sicuramente l’inquinamento atmosferico ed è diventato indispensabile cercare di riqualificare l’ambiente urbano ed extra urbano anche mediante una forte riduzione del traffico cittadino con l’incentivazione di spostamenti alternativi all’auto propria come l’utilizzo di mezzi pubblici (ovviamente potenziati e funzionali), il car sharing e la bicicletta veicolo al 100% ecologico, al 100% sostenibile e al 100% salutare.

Nel campo del trasporto eco-friendly la bicicletta è sovrana ma necessita di condizioni di sicurezza che permettano a chiunque vuole spostarsi con questo mezzo di pedalare in tutta tranquillità su un percorso protetto.

La realizzazione di piste ciclabili sta diventando un’opportunità sempre più sentita da amministrazioni lungimiranti che finalmente hanno capito che, oltre a decongestionare i centri abitati, grazie alle ciclovie possono valorizzare maggiormente i loro territori in quanto il turismo ecologico è un settore in forte espansione e pertanto una fonte di business da non sottovalutare.

Questa nuova forma di turismo, è una vacanza alternativa all’insegna della sostenibilità che fa scoprire il piacere di viaggiare lentamente, alla ricerca delle bellezze di un territorio, della sua natura incontaminata, della sua storia, della sua cultura giovando dei benefici di una sana attività fisica e senza essere stressato da clacson, code, parcheggi non trovati e tanto altro.

La realizzazione di queste piste, molto meno costosa rispetto ad infrastrutture per i mezzi a quattro ruote è soggetta a provvedimenti legislativi e chiare linee guida ne definiscono le caratteristiche tecniche (dimensioni minime delle corsie, tipo di pavimentazione, raggi di curva, pendenze, segnaletica, ecc.) e la relativa manutenzione anch’essa generalmente contenuta nei costi.

Questi progetti danno accesso a importanti finanziamenti agevolati (UE in primis) e ciò può favorire la nascita di pseudo esperti in mobilità. Tecnici che forse non si sono mai interessati ad una bicicletta e mai pedalato su una ciclabile degna di questo nome improvvisamente diventano navigati progettisti, con esiti dei loro lavori inconcepibili, inefficienti e che profumano di spreco di risorse.

In questo modo, vengono dati alla luce percorsi dove il ciclista ha paura nel percorrerli.

Se devi pedalare accanto ad un auto parcheggiata ed un passeggero decide di aprire la portiera senza guardare a lato, tu biker rischi di finire in pronto soccorso.

Se vuoi raggiungere un polo universitario dopo essere sopravvissuto alle sportellate e alla rotatoria ti trovi la tua piccola pista invasa da auto di genitori che non potendo entrare con il veicolo direttamente in aula, attendono i loro “piccini” sostando su di essa, tu biker cosa puoi fare?

Se vuoi girare nel centro di una città e trovi una “pista” di 100 metri che partendo qualche decina di metri prima finisce poi nel nulla, tu biker cosa puoi fare?

In realtà cittadine poco sensibili ai reali benefici che può portare una rete di piste a media/lunga percorrenza realizzate a regola d’arte e ben collegate, è normale che ci sia chiusura verso questa mobilità alternativa e la ciclovia viene purtroppo vista come una sottrazione di spazio alle auto e non come un’infrastruttura efficiente ed efficace.

E’ quindi facile sentire affermazioni come: “tanto non le usa nessuno” (è una certezza fondata su quali dati?), “qui c’è troppa pendenza” (chissà come faranno in Trentino, Friuli, ecc. regioni notoriamente non piatte come l’Olanda), “quelle che ci sono non vengono usate” (se insicure è meglio non percorrerle), “qui non servono” (è una certezza fondata su quali dati?), “ci sono altre cose più importanti” (forse per questi servizi i cittadini pagano già le tasse), ecc.

In un territorio virtuoso, tutti dovrebbero avere anche la possibilità di scegliere come spostarsi, di poter lasciare l’auto a casa, di prendere la propria bici per andare al lavoro, a scuola, per fare due compere o semplicemente pedalare per il piacere di farlo ma sempre in massima sicurezza.

Inoltre, grazie all’avvento delle e-bike in tutte le sue tipologie (city bike, cargo bike, mountain bike, ecc) questa opportunità viene estesa proprio a tutti, allenati e no, giovani e meno giovani possono godere di una nuova libertà di movimento senza preoccuparsi troppo delle pendenze. E’ un mezzo veloce, che ti fa fare del sano movimento senza sudare troppo, ti mette di buonumore e soprattutto non inquina.

L’dea di una città in cui prevale la bicicletta non è pura fantasia” (Marc Augè)

Alida Bortolan

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