Riceviamo e pubblichiamo. "Egregio Direttore, nei giorni scorsi si è molto parlato dei contributi alle famiglie numerose decisi dalla giunta Corradino, in particolare riguardo alla mancanza di un criterio reddituale nella loro applicazione. Altri, invece, si sono limitati a rimarcare che sarebbero discriminatori nei confronti di chi figli non ne ha. Da padre, ma anche da imprenditore, io mi chiedo se non sia necessario ritornare alle basi non solo dell'economia, ma anche della società. Tutelare la famiglia come luogo in cui nascono, vengono cresciuti ed educati i figli significa consentire ad un tessuto sociale che invecchia sempre più di reggersi su basi solide, e di guardare al futuro senza doversi unicamente giovare di misure temporanee ed emergenziali. È provato che la crescita demografica produce incremento del PIL, ma ancora prima, il senso morale dell'essere cittadini di uno Stato è rappresentato dal volere per esso una continuità temporale che dia un senso alle conquiste realizzate dai nostri predecessori. Le sciagurate politiche degli anni passati hanno creato un cratere demografico, con il risultato di favorire di un influsso migratorio per coprire le necessità contingenti. Questa è la tendenza che si vuole invertire, favorendo la crescita di una popolazione locale integrata, cosciente ed orgogliosa. È in questo spirito che si vuole aiutare la famiglia, riconoscendo a tutti coloro che si impegnano in questo altissimo servizio ogni possibile agevolazione, senza fare alcuna distinzione. Non arrendiamoci mai al declino, e guardiamo sempre al futuro, che sono le nostre famiglie prima ancora delle imprese, delle Amministrazioni, dei grandi Enti nazionali ed internazionali".
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