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ATTUALITÀ | 01 aprile 2019, 10:12

Soccorso Alpino: I dati dell'attività del 2018, record di interventi per l'aumento degli incidenti in montagna

Soccorso Alpino: I dati dell'attività del 2018, record di interventi per l'aumento degli incidenti in montagna

9.554 missioni di soccorso nel 2018. Mai così tante, nella storia del Soccorso Alpino e Speleologico. Aumentano gli incidenti in montagna, in grotta, dove l’ambiente è impervio. E l’impegno dei tecnici del Soccorso Alpino ha dovuto fare un ulteriore salto in avanti, rispetto anche al 2017, che aveva raggiunto, anche in quel caso, il picco storico delle richieste di soccorso. (vedi allegato tecnico, in calce, per tutti i dettagli).

I dati. Il 2018 segna un totale di 9.554 missioni di soccorso di cui il 73% svolte in territorio montano e impervio. L’ 11% di queste è dedicato alla ricerca di persone scomparse e un 9% che ha interessato le richieste di soccorso nei comprensori sciistici. La rimanente parte di percentuale, piuttosto corposa, è suddivisa fra interventi di protezione civile, valanga, forra, grotta, evacuazione impianti a fune. Da notare che a livello statistico gli interventi di protezione civile sono conteggiati come eventi singoli, ma in realtà presuppongono spesso lunghe ore, e a volte più giornate, di lavoro intenso. Nell’anno precedente (2017) il numero di soccorsi di era fermato a 9.059 missioni di soccorso, per la prima volta oltre quota 9mila. 

L’impegno del personale. Per portare a termine queste operazioni di recupero sono stati impiegati 40.270 tecnici di soccorso, 28 Unità cinofile da valanga, 146 unità cinofile da ricerca in superficie, 13 unità cinofile da ricerca molecolare per un totale di 244.467 ore/uomo quantificate in 32.074 giornate lavorative. Il valore delle false chiamate che ha messo in moto la macchina del soccorso conta ben 131 casi pari ad un punto percentuale che nel complesso è un dato significativo.

Elicotteri e aerei impegnati. Grazie alle convenzioni con il sistema sanitario delle Regioni italiane l’elicottero sanitario è sempre più impegnato in missioni in montagna e dove l’ambiente è impervio, con a bordo la presenza costante degli uomini del Soccorso Alpino. L’impiego del mezzo aereo s’è rivelato necessario per 2.362 interventi di soccorso (pari al 59,2% del numero complessivo), con decollo delle basi operative del SUEM dislocate nelle varie regioni italiane; per il 10.3 % è stato impiegato il mezzo dell’Union Alpin Dolomit che ha interessato l’area dell’Alto Adige, in 1.092 casi sono stati utilizzati gli elicotteri della Protezione civile, principalmente per quanto riguarda la regione Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia.Il 2,3% degli interventi sono stati conclusi con l’apporto di elicotteri dei Vigili del Fuoco, seguiti poi da altri mezzi dell’Amministrazione pubblica quali: Polizia di Stato 0,3% Guardia di Finanza, Aeronautica Militare, Esercito e Carabinieri.

Le cause degli incidenti. Non si notano variazione significative nelle cause degli incidenti che riguardano l’ambito del Soccorso Alpino e Speleologico: la caduta/scivolata raggiunge la quota di 4.440 casi, pari al 47,3% del totale; seguono gli infortuni e gli interventi necessari per perdita orientamento, incapacità, ritardo, sfinimento, maltempo, che sono 2.422 casi pari al 25,7% del valore globale. I malori, da soli, hanno interessato 1.027 infortunati pari al 10,9% del totale.

L’attività praticata al momento dell’incidente. Anche la voce inerente all’attività praticata al momento dell’infortunio rispecchia le proporzioni degli ultimi anni, sebbene con un numero maggiore di richieste di soccorso. Infatti è sempre l’escursionismo, con il 40,4% delle chiamate al NUE 112 o al 118, ad essere in testa a questa particolare classifica. Segue lo sci alpino e nordico con il 16,7%, l’alpinismo (6,1%) precede di poco la mountain bike (6,1%), i cercatori di funghi, lo sci alpinismo con 321 casi e poi una fitta serie di altri dati (si veda la tabella allegata) che danno l’idea di quanto sia variegato il mondo dei frequentatori della montagna e del mondo ipogeo.

La gravità degli incidenti. Secondo i dati del Soccorso Alpino e Speleologico il 2018 ha visto un numero complessivo di 458 vittime in montagna e dove l’ambiente naturale è severo. Nel 45,2% delle richieste di soccorso pervenute al CNSAS, si si è trattato di feriti leggeri, nel 13,2% di feriti gravi, il 2,6% di feriti in imminente pericolo di vita, i deceduti sono stati il 4,9%.Le persone illese hanno raggiunto la soglia del 33,5% ed i dispersi e non ritrovati sono stati 61, con una percentuale al di sotto dello 0,7%. I Soci CAI coinvolti in un soccorso sono stati 354 (3,8%) mentre i non soci 9028 pari al 96,2%. Sostanzialmente invariato anche il rapporto fra infortunati uomini (70,46%) e donne (29,6%).

L’estate è il periodo più intenso. I mesi più intensi per le operazioni di soccorso sono stati i mesi di luglio (14%), agosto (16,2%), settembre (11,3%), mentre i minimi si sono registrati rispettivamente a novembre (3,6%) e maggio (4,7%) e aprile. Importanti anche i numeri della stagione invernale, da dicembre a marzo, dove la presenza di turisti nei comprensori montani.

L’analisi del Presidente Nazionale, Maurizio Dellantonio. “Il Soccorso Alpino e Speleologico conferma numeri in costante crescita –  dichiara il Presidente Nazionale, Maurizio Dellantonio – Aumentano gli incidenti in montagna e dove l’ambiente è impervio e questo è sicuramente frutto di una maggiore frequentazione delle nostre aree verdi, in linea con l’aumento generale dei trend turistici. Ma notiamo anche una maggiore propensione al rischio, da parte di molti utenti della montagna. Le attività più specializzate, a volte definite “estreme”, attirano giovani e meno giovani, che si avvicinano ad esse spesso senza la dovuta preparazione.

Penso soprattutto al freeride, lo sci fuoripista, al downhill in bicicletta, fino ad arrivare alle “tute alari”, qualche anno fa pressoché sconosciute e oggi fonti di molti incidenti mortali. Come Soccorso Alpino e Speleologico non demonizziamo questi sport, che anzi possono essere una risorsa importante e nuova per i nostri territori montani. Ma chiediamo agli appassionati di migliorare la loro preparazione in termini di sicurezza, se necessario rivolgendosi alle Guide Alpine o agli ottimi corsi di del Club Alpino Italiano (CAI), che diffondono la cultura della sicurezza di pari passo con le nozioni tecniche.Molti dei nostri interventi – prosegue Dellantonio – riguardano anche situazioni di Protezione Civile, dove siamo sempre più spesso chiamati ad intervenire.

Negli ultimi anni siamo stati a fianco del Dipartimento di Protezione Civile nelle impegnative catastrofi naturali che hanno colpito il Paese, e abbiamo dedicato importanti risorse allo sviluppo di tecnologie e ambiti di addestramento specifici per questo settore. Abbiamo sviluppato molto anche la presenza sul territorio, grazie al lavoro delle Stazioni di soccorso, oggi diverse centinaia in tutto il territorio italiano.Siamo anche impegnati al fianco delle Forze Armate e delle Istituzioni, dall’Aeronautica Militare alla Polizia di Stato, per citarne solo alcune, con cui ci lega un legame di stima profonda e ottima collaborazione tecnica sugli scenari d’intervento.

Anche la cultura della prevenzione rientra fra le nostre attività: abbiamo voluto puntare molto sulla nostra campagna “Sicuri in Montagna” e crediamo, facendo cultura, di poter prevenire tante situazioni di rischio.La risposta del Soccorso Alpino e Speleologico, alle istanze dei Cittadini e dei Turisti che popolano l’Italia, come si evince da questi dati, è costantemente in crescita. Siamo, e saremo sempre, impegnati per garantire la sicurezza dove l’ambiente è estremo”, termina Dellantonio.

Comunicato Stampa Soccorso Alpino - cdc

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