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ECONOMIA | 01 dicembre 2018, 13:47

Imprese, burocrazia da 22 miliardi di euro annui: Da Cna proposte per snellirla

Dal risultato dello studio “Comune che vai, burocrazia che trovi” emerge che la situazione in tutta in Italia è ulteriormente peggiorata. La ricerca è stata condotta sul campo in collaborazione con 52 Cna territoriali, tra cui quella di Biella. Il presidente Pirali: "Situazione insostenibile"

Imprese, burocrazia da 22 miliardi di euro annui: Da Cna proposte per snellirla

Dagli anni ’90 non sono bastati 18 governi, 8 legislature e 15 ministri della funzione pubblica per snellire la macchina burocratica che pesa sullo stato italiano frenandone le potenzialità di sviluppo e di crescita. Anzi, ad oggi la situazione è ulteriormente peggiorata. A confermarlo è Cna attraverso l’indagine “Comune che vai, burocrazia che trovi”: la ricerca è stata condotta sul campo in collaborazione con 52 Cna territoriali, tra cui quella di Biella, in rappresentanza di altrettanti comuni di cui 50 sono capoluoghi di provincia.

“Il costo della macchina burocratica - spiega il presidente di Cna Biella, Gionata Pirali - è di 22 miliardi di euro all'anno, soltanto per le imprese. Con i privati si raggiungono i 40 miliardi annui”.

Lo studio prende a esempio cinque tipologie d’impresa: acconciatura, bar, autoriparazione, gelateria, falegnameria. Di ognuna è calcolato in dettaglio il numero di adempimenti, degli enti coinvolti e delle operazioni necessarie all’apertura, oltre al costo totale dell’autorizzazione.

Lo studio analizza anche alcune aspetti dell’apertura d’impresa comuni a tutti gli aspiranti imprenditori: gli adempimenti relativi a salute e sicurezza, la pratica per esporre un’insegna, la ristrutturazione dei locali, l’assunzione di un apprendista.

“La peggiore tra le attività prese in esame - prosegue Pirali - è quella di autoriparatore: il numero di adempimenti chiesti dalla Pubblica amministrazione per aprirla sono 86, senza contare che gli enti da contattare sono 30 e per 48 volte. È insostenibile: quando un territorio sta già soffrendo, trovarsi con adempimenti di questa portata peggiora ulteriormente la situazione”.

Inoltre, tutte le attività scontano profonde differenze tra un comune e l’altro, che incidono in termini di tempi ma anche di denaro.
Ma lo scopo di Cna non è soltanto di individuare le criticità: “Vogliamo dare anche delle proposte - conclude il presidente dell’associazione di via Repubblica - per semplificare il sistema: in particolare per quanto riguarda la modulistica unica per le insegne di esercizio, l’autorizzazione unica ambientale, la gestione dei rifiuti e per salute e sicurezza sul lavoro”.

Per il primo punto Cna propone la liberalizzazione con il regime di Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per l’attività di posizionamento delle insegne di esercizio nelle zone non soggette a vincoli paesaggistici, al fine di rendere la normativa più adatta alle mutate esigenze degli stessi esercizi commerciali e all’espansione del tessuto urbano ed extraurbano. Sull’autorizzazione unica ambientale, Cna auspica un monitoraggio sulla reale applicazione della modulistica al fine di individuare nel dettaglio le criticità ed una rapida revisione della stessa, rendendola più compatibile alle esigenze delle imprese. La revisione dovrebbe garantire procedure semplici e, soprattutto, che gli enti rispettino la conclusione del procedimento entro i termini prescritti dalla legge e non siano differenti tra ente ed ente, anche all’interno della stessa regione.

Per razionalizzare la gestione dei rifiuti, l’associazione chiede di garantire la sostenibilità dei costi a carico delle imprese, superare il SISTRI ed introdurre un sistema informatico che sfrutti strumenti e banche dati già attivi e di coordinare gli interventi legislativi che si sono susseguiti in questi anni. Infine, per quanto riguarda salute e sicurezza sul lavoro Cna propone di agire due fronti: la classificazione del rischio, per ridefinirne il criterio che determina le ore di formazione da erogare e che attualmente non corrisponde al reale rischio al quale sono esposti i lavoratori, e la formazione, per la quale le attività rivolte agli addetti devono tendere all’efficacia del risultato senza smarrirsi in mere verifiche formali.

Bibiana Mella

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