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COSTUME E SOCIETÀ | 11 novembre 2018, 07:30

Alluvione del ’68: Il ricordo dell’allora sindaco di Mosso Mario Sella Ciaffrei

Alluvione del ’68: Il ricordo dell’allora sindaco di Mosso Mario Sella Ciaffrei

Riceviamo e pubblichiamo:

“Sono trascorsi cinquant’anni da quel tragico 2 novembre 1968 ma alla mente si affollano i ricordi relativi all’alluvione che colpì Mosso Santa Maria.

Nel periodo in cui ero sindaco in mattinata e nel pomeriggio caddero le prime frane ed io, che ero sceso a Biella per assolvere ai miei doveri di ufficio, fui costretto a provare diversi itinerari prima di individuare quello che mi portò a Mosso.

Nel pomeriggio il cielo era di un livido colore verde e sembrava che tutti i temporali autunnali si fossero dati convegno nella valle.

Alle 18 era già buio pesto ed avendo inteso un forte boato vidi che era franato il prato davanti casa mia nell’intersezione con la strada di Oretto e l’acqua che scendeva da tale strada, con una cascata ricadeva in Via Quintino Sella formando un impetuoso torrente diretto verso la Chiesa ed il Municipio. L’energia elettrica, a causa delle numerose frane, cessò e in quasi tutte le case vennero accesi i lumini acquistati per adornare le tombe in occasione della processione al cimitero prevista per il giorno successivo.

Io avrei voluto raggiungere il Municipio ma non possedendo stivali ed avendo a disposizione soltanto una pila di tipo lucciola che illuminava si e no un metro davanti a me, decisi di attendere un miglioramento del tempo. Verso sera si verificò un rallentamento nella caduta della pioggia, tentai di scendere in comune, ma dopo pochi passi mi sentii afferrare per il collo. Era un filo dell’illuminazione pubblica che si era staccato dal palo. Ritornai quindi in casa e decisi di attendere le prime luci dell’alba.

L’indomani scesi in piazza dove incontrai il Comandante della Stazione dei Carabinieri Brigadiere Mattia e tentammo di comunicare al mondo quanto era successo nella Valle con un piccolo trasmettitore a pile prestato da un radioamatore. Riuscimmo a collegarci con una persona residente a Voghera pregandola di comunicare ai Carabinieri della sua città quanto si era verificato nella nostra zona. La persona, temendo trattarsi di uno scherzo era molto perplessa e non promise nulla. Fummo costretti a interrompere il collegamento in quanto le pile si erano esaurite. Cambiate le pile riuscimmo finalmente a comunicare con Biella che immediatamente predispose i primi interventi.

Nel 1968 non esisteva il servizio di protezione civile e molte soluzioni attuate a Biella furono successivamente utilizzate su scala nazionale per organizzarlo.

Incominciarono ad affluire i primi soccorsi con offerte della popolazione locale e dal comune di Biella, a mezzo di un elicottero che atterrava su un prato di fronte al Lanificio Ormezzano, e con l’aiuto di validi collaboratori organizzammo un primo sistema di pronto intervento, Il Brigadiere Mattia ed il vice-sindaco Sig. Mario Bedotto con alcuni volontari e con l’aiuto della ditta Strobino provvidero al ricupero delle salme delle povere vittime ed alla loro sistemazione nelle bare ed, in mancanza di ruspe, utilizzando le pale riuscirono a creare dei varchi a fianco delle numerose frane per consentire il passaggio almeno ai pedoni e per facilitare il trasporto delle bare. Utilizzando l’elicottero furono trasportati in ospedale oppure a Mosso i feriti per prestar loro le prime cure. Per provvedere alla sistemazione degli sfollati furono invitati i cittadini a mettere a disposizione gli alloggi o le camere vuote segnalandoli alla segreteria del comune o al Vice-parroco Don Barbera.

Per facilitare i controlli e rendere più razionale l’opera di assistenza e di aiuto alla popolazione chiesi ed ottenni la collaborazione di numerose persone e mi scuso se non potrò ricordarle tutte. Anche il giornale La Stampa inviò un consistente contributo in denaro per poter assistere i danneggiati. Nelle ore serali formammo un gruppo di lavoro composto dal Vice-sindaco, dal Vicario Don Adriano Motta, dall’Ufficiale sanitario Dr. Franco Cassardo, dal Brigadiere Mattia, dal Segretario comunale Rag. Raffaele Correale e da alcuni Consiglieri comunali e, sotto la mia presidenza stabilimmo i criteri da seguire nella concessione dei sussidi ai cittadini danneggiati sia direttamente che indirettamente dall’alluvione. In base a tali criteri, con l’aiuto degli impiegati comunali furono predisposti gli elenchi delle famiglie da assistere.

Il pagamento dei sussidi in denaro fu affidato al Giudice Conciliatore Sig. Leanza che assolse con molto scrupolo e precisione alle sue mansioni.

La consegna dei pacchi viveri fu, invece, affidata a un gruppo di Signore e Signorine coordinato dalla Prof.ssa Emilia Bertola e funzionante nella sala del Consiglio Comunale. Per venire incontro alle necessità delle persone anziane o impossibilitate a muoversi i Consiglieri Comunali Sig. Mario Grosso e Sig. Pio Garbaccio Valina provvidero a recapitare i pacchi a domicilio.

La gestione dell’altro materiale (pale, stivali, coperte, tubi per l’acqua, ecc.) custodito in Municipio fu, invece, affidata al Vice-sindaco con la collaborazione del Sig. Adriano Tonso e del Sig. Ilio Grosso.

Io, dopo aver organizzato il lavoro di primo intervento fui costretto a rimanere in ufficio dove con la valida collaborazione del Rag. Correale tentai di risolvere i numerosi problemi presentati da un flusso continuo di persone.

Per risollevare il morale della popolazione fu ripristinato il vecchio forno a legna della Cooperativa e nella notte fu impastato il pane alla luce dei fari di una macchina e successivamente infornato ottenendo un ottimo prodotto ed anche da qualche comune vicino vennero ad acquistare il pane a Mosso.

Intanto la Prefettura di Vercelli assegnò i fondi per il pronto intervento e gli uffici del Genio Civile incaricarono alcune ditte di effettuare i lavori necessari per ripristinare la viabilità. Sulle strade principali vi era una frana in media ogni dieci metri e l’unica strada rimasta indenne era quella che passando da Borgata Ormezzano scendeva a Vallemosso. Anche i ponti erano tutti fuori uso ed il Genio Militare gettò un ponte fra Mosso e Crocemosso. Nel mio ufficio vi era sempre qualcuno che aveva dei problemi da presentare, e quando vennero a Mosso il Prefetto o il Colonnello comandante i Carabinieri della provincia, fummo costretti a spostarci nel locale antigabinetto per poter parlare liberamente di problemi riservati. Un momento difficile da superare si ebbe quando le Autorità Superiori messe in allarme dai geologi stabilirono che il vicino Comune di Pistolesa era gravemente in pericolo perché erano possibili altre frane e ne ordinarono l’evacuazione. Per predisporla in gran segreto io, il Segretario comunale ed i rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri ci riunimmo a tarda sera in un bar di Mosso. Tenuto conto del fatto che parecchi abitanti di Pistolesa già si erano sistemati presso parenti o nei locali messi a disposizione dai Mossesi, si ritenne opportuno chiedere l’autorizzazione a occupare i locali in località Frieri di proprietà di un ente di Vercelli (forse l’ECA) che li utilizzava soltanto durante l’estate per le colonie estive dei bambini, autorizzazione che fu concessa. Per rendere possibile l’evacuazione e per garantire la popolazione sfollata contro i casi di sciacallaggio, l’Arma dei Carabinieri mise a disposizione una cinquantina di Militi che in un primo tempo aiutarono gli abitanti a sfollare e successivamente furono adibiti al controllo delle case rimaste vuote. I militari dell’Arma durante i periodi di riposo furono ospitati nei locali predisposti dal comune di Mosso per l’inizio dell’attività dell’Istituto Tecnico, locali in parte adibiti anche per accogliere gli sfollati di Pistolesa.

La palestra delle Scuole Elementari fu, invece, utilizzata per ospitare i militari dei Cavalleggeri di Lodi comandati dal Capitano Arrigoni accorsi da Lenta per aiutare le popolazioni di Vallemosso e di Pistolesa a sgomberare le case pericolanti e per rimuovere le macerie.

Molti ricordi mi ritornano alla mente, ma uno mi è rimasto impresso e riguarda l’intervento che mi fu richiesto dai Salumifici di proprietà dei Signori Bocchio e Sella per salvare ottanta quintali di carne in lavorazione. Per risolvere il problema il Lanificio Ormezzano mise a disposizione un generatore di energia elettrica da loro utilizzato in tempo di guerra e dal Centro di soccorso di Biella ci fu inviato un notevole quantitativo di cavo elettrico che l’elettricista sig. Piero Fila Robattino con l’aiuto di alcuni volontari utilizzò per collegare il generatore ai salumifici. Nei momenti di pausa l’energia fu utilizzata per il forno del pane. Passato il primo periodo di crisi venne a Biella il Presidente del Consiglio On. Leone che alla presenza delle principali autorità provinciali e locali convocò i Sindaci dei comuni alluvionati presso il Municipio di Biella per un primo esame della situazione e per predisporre in concreto un piano per risolvere il grave problema dell’industria tessile i cui stabilimenti erano stati distrutti dall’impeto delle acque o erano stati invasi dal fango e dalla melma rendendo inservibili i macchinari e per ricostruire le fognature, i ponti, le strade e gli edifici danneggiati.

Non appena ripristinata la viabilità ordinaria il Presidente della Repubblica On. Saragat accompagnato dall’On. Scalfaro e dal Prefetto di Vercelli visitò le zone alluvionate per rendersi conto personalmente della situazione e per avere un contatto diretto con le popolazioni.

Per poter intervenire rapidamente nell’opera di ripristino dei beni danneggiati i Sindaci dei comuni alluvionati chiesero al Provveditorato Generale delle Opere pubbliche per il Piemonte l’autorizzazione a far preparare da tecnici di fiducia i necessari progetti da cedere poi al Genio Civile che, in caso contrario, non avrebbe avuto la possibilità di provvedere direttamente per mancanza di personale. Fu altresì richiesta l’autorizzazione a preparare i Piani di ricostruzione. Entrambe le autorizzazioni furono concesse facendo notevolmente ridurre i tempi di attesa prima dell’inizio dei lavori.

Il ricordo che maggiormente mi è rimasto impresso è la presenza di uno spirito di solidarietà da parte di tutta la popolazione che ha consentito di superare lo sconforto dovuto all’immensità ed alla gravità dei danni sofferti.

Un particolare ringraziamento rivolgo ancora alla Regione Autonoma della Valle di Aosta che mandò una piccola ma molto efficiente squadra attrezzata per aiutarci a rendere agibile una strada disastrata da noi scelta. Ringrazio ancora la Società Dalmine che donò al comune un camion di tubi per riparare o sostituire i tubi dell’acquedotto e le Acciaierie di Bolzano per l’utilissima motosega donata.

Un grazie sentito rivolgo al Giornale La Stampa che grazie a Specchio dei tempi intervenne immediatamente con un cospicuo aiuto.

Ringrazio a nome di tutta la cittadinanza il Comitato per i soccorsi di Biella sempre pronto a concederci quanto richiesto.

Un grazie sentito anche agli studenti ed a tutti coloro che hanno aiutato a spalare per rendere più agibili le strade o per eliminare il fango che aveva invaso gli stabilimenti e le case. E che hanno collaborato con il Sig. Boccalatte e gli altri idraulici per ripristinare o riparare le condutture dell’acqua potabile.

Un ricordo particolare per il Sig. Prefetto di Vercelli che con nobile gesto è salito nel Natale successivo per ringraziarci e per porgere fervidi auguri ricambiati da noi con cuore. Grazie anche alla Famija Piemunteisa che è venuta con Gianduia a farci visita per incoraggiarci a ben continuare.

Concludo con un grande elogio alla popolazione di Mosso ed a tutte le autorità civili, religiose e militari che con abnegazione e spirito di sacrificio collaborarono con me durante l’alluvione e successivamente”.

Mario Sella Ciaffrei

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