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Biellese Magico e Misterioso | 07 ottobre 2018, 08:00

Biellese magico e misterioso: I segreti del gioco della “Griscia” ad Urupa e lungo il sentiero del lago della Vecchia

A cura di Roberto Gremmo

Biellese magico e misterioso: I segreti del gioco della “Griscia” ad Urupa e lungo il sentiero del lago della Vecchia

   In lingua piemontese si chiama “griscia” un antico gioco popolare da tavola. Nelle altre regioni d’Italia é conosciuto come “filetto”, “tris”, “tria” o più semplicemente “mulino”.

    Per giocare si usa una tavola costituita da tre quadrati concentrici con segmenti che uniscono i punti medi dei lati corrispondenti dei diversi quadrati. I due giocatori hanno a disposizione nove pedine e debbono completare una linea di tre pezzi continui, eliminando di volta in volta uno di quelli dell’avversario, che non può più reinserirli. Quando tutti i pezzi sono sulla tavola, i giocatori spostano a turno i loro ad un incrocio o vertice corrispondente e chi riesce a completare la linea con tre pezzi ne elimina una all’avversario. Vince chi riesce per primo a catturare sette pezzi all’avversario, mettendolo nelle condizioni di non poterne più allineare tre.

    Il gioco é antichissimo, compare nei graffiti di Pian Cogno in Val Camonica e sembra fosse in voga fra gli Egizi ed i Romani.

    In un lontano passato si giocava su schemi che venivano incisi direttamente su delle lastre di pietra.

   Per questa ragione, la presenza in due località particoli del Biellese di “grisce” incise mi pare un fatto che merita attenzione.

    Per quanto ne so io, se ne trova una a metà strada del sentiero che da Pitcavàl sale al lagh dla Vègia, inciso su un lastrone che fa da base allo stretto percorso, in un luogo particolarmente ripido e scosceso.

   L’altro é stato inciso chissà quando su una lastra collocata orizzontalmente su un sedile di pietra del colonnato inferiore edificato accanto alla Cesa Vègia dl’Urupa.

    Può darsi che quella della Bürsch e l’altra del Santuario mariano siano state pietre incise da qualche giovane o selciatore nei momenti di sosta costruendo agli ordini del senatore Rosazza Pistolet la mulattiera per il lago o dai muratori che stavano edificando il loggiato e già questa sarebbe una ghiotta notizia ‘esoterica’ perché, com’é noto, queste categorie erano composte da persone che conservavano gelosamente i segreti della loro arte, parlavano un gergo (la “rëlla dei ciòlin” di Graja) comprensibile solo a loro e nascondevano spesso dei messaggi occulti nelle loro costruzioni.

    Vollero ‘segnare’ con una sorta di marchio incompresibile ai profani il percorso magico devozionale che saliva alle acque del lago della vetusta divintà ? Senza farsene accorgere ‘marchiarono’ il loro lavoro ponendolo sotto l’ala protettiva della scura divinità pagana della Terra cristianizzata ?

   Il massimo studioso italiano di questi manufatti, Giorgio Gagliardi nel suo studio “Fascino, gusto, paura della magia” ritiene che la “griscia” in sè stessa “invii un doppio messaggio, come gioco e come gioco pericoloso di destino preordinato” e sia anche un “segno di riconoscimento, vero e proprio ideogramma necessario per lo svolgimento dei riti dell’occulto, magico-esoterici”.

   Se davvero dietro al gioco ci fu un messaggio occulto, la loro presenza in luoghi devozionali biellesi non dev’essere casuale.

     Nei secoli bui, per scoraggiare questo tipo di gioco (dal valore misterico, come gli scacchi, condannati nel 1061 da una bolla Papale) la Chiesa obbligava i sacerdoti a rimuovere le pietre con gli schemi per il gioco e le faceva murare verticalmente sulla porta delle case, dove comunque conservavano un valore di protezione domestica.

   Invece le “grisce” biellesi sono collocate orizzontalmente, permettono il gioco, benché, specialmente quella di Urupa, siano molto consumate; ed anche questa é una particolarità.

   Oltralpe, la “griscia” é nota come “triple enceintre”, la ‘tripla cinta’ e viene fatta risalire ai rituali magici dei druidi.

    Proprio in Francia, il “Groupe d’études des recherches e de sauvagarde de l’art rupestre” ha da anni intrapreso la mappatura dei vari ‘filetti’.

   Quelli Biellesi sono probabilmente i più originali e misteriosi.

   Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

   Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro reperibile alla libreria “Ieri e Oggi” di via Italia a 13900 Biella.

Roberto Gremmo

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