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Biellese Magico e Misterioso | 26 agosto 2018, 08:00

Il biellese magico e misterioso: La lapide per i caduti della Grande Guerra 'epurata' ad Occhieppo Superiore

A cura di Roberto Gremmo

Il biellese magico e misterioso: La lapide per i caduti della Grande Guerra 'epurata' ad Occhieppo Superiore

   La ‘guerra delle lapidi’ nel Biellese durò alcuni mesi. Negli anni 'caldi' del primo Dopoguerra, da Vittorio Veneto all'avvento del Regime Fascista, Amministrazioni Socialiste da una parte e conservatori e patrioti dall'altra iniziarono a combattere (si fa per dire...) una curiosa quanto durissima battaglia culturale.

   Contrari da sempre all'avventura militarista per “le Terre Irredente”, a guerra finita, i Socialisti vollero che restasse un segno duraturo a testimonianza dell'opposizione popolare al conflitto.

E a ricordo di un'intera generazione di giovani mandata al macello.

   Nacque così e si sviluppò l'idea di apporre sui muri dei Comuni a maggioranza socialista lapidi marmoree in ricordo dei Caduti con scritte apertamente pacifiste e rivoluzionarie.

   Precedevano i nomi dei soldati che non erano più tornati dal fronte.

   Decine, spesso centinaia per paese.

Naturalmente, la presenza di queste iscrizioni provocò forti reazioni di protesta da parte dei partiti avversi, ma i Socialisti seppero tener duro.

   La musica ovviamente cambiò con l'avvento del movimento fascista.

   Le squadre in camicia nera, armate di manganelli seminarono in breve il panico fra i loro oppositori costretti a battere in ritirata dalle  ‘spedizioni punitive’. Per il loro altissimo valore simbolico, le lapidi con le scritte antimilitariste diventarono spesso oggetto di ‘attenzione privilegiata’ dei fascisti che cercarono di distruggerle.

In alcuni casi, si verificò una qualche reazione da parte dei socialisti e, dopo il 1921, dei comunisti. Ma tutto fu inutile.

   Con la conquista 'legale' dei potere dopo la Marcia su Roma, i seguaci di Mussolini riuscirono a cancellare completamente quelle sgradite presenze.

   Forse il caso più curioso e singolare di ‘guerra delle lapidi’ fu quello di Occhieppo Superiore.

Per fortuna, del tutto incruento.

   La lapide posta dall'Amministrazione Comunale Socialista e dai fortunati militi che avavano salvato la pelle era stata collocata sotto il porticato del Palazzo Comunale.

   All'epoca, l'edificio comprendeva il Municipio, la scuola elementare, l'ufficio postale e l'alloggio del messo.

   La candida lastra commemorativa venne dedicata "alla Memoria Santa" dei soldati defunti ed elencava i nomi dei 29 sfortunati occhieppesi morti in guerra.

   In alto una scritta che non concedeva nulla alla retorica patriottica ricordava che “Caduti combattendo uccisi dal freddo, dalla fame, dalla sete, dal morbo, sepolti sulle Alpi, lungo i fiumi, nel mare tutti ritorna[va]no al loro Occhieppo dal pianto materno chiamati e dall'amore”.

   Pur essendo, con tutta evidenza, tutt'altro che esplicitamente estremista, l'aperta denuncia degli orrori del conflitto parve sgradevole nel nuovo clima di retorica nazionalista prevalso con il Fascismo.

   Fu così che la lapide diventò scomoda ed inopportuna.

   Ma non venne nè spaccata nè rimossa.

   Molto più semplicemente, un pezzo di marmo bianco ricoprì la parte più dura del testo e così, censurata ma non danneggiata, la lapide restò al suo posto.

   Ed è ancora là, oggi che il vecchio edificio comunale è stato trasformato nelle Scuole Elementari.

   Nessuno probabilmente ricorderebbe ancora questo curioso scampolo di vita occhieppese se non fosse stata, a suo tempo, scattata un'istantanea della lapide originale.

   Diversi anni addietro, ne ebbi copia da un grande e generoso amico, purtroppo ormai scomparso.

   Si chiamava Ruggero Girelli, viveva solo in una bella villa a guisa di castelletto, al centro di Occhieppo. Era un uomo timido e riservato, ma buono e generoso, religiosissimo e galantuomo.

   Appassionato di storia e di tradizioni occhieppesi aveva conservato per anni quel piccolo, prezioso cimelio. 

   Ma il ricordo controcorrente degli Occhieppesi è evidente anche in un altro singolare reperto: un ‘santino’ dei defunti, datato 20 luglio 1919.

   Comprende solo una parte dei nomi della lapide ma contiene un invocazione ad un “Dio di Giustizia e di Pace” che sembra apertamente richiamare quel “Gesù Cristo dal vestito rosso, primo dei Socialisti, uciso dai ricchi”, molto in voga nella propaganda ‘sovversiva’ del tempo.

   Nel 1923, una nuova lapide ai Caduti venne collocata invece all'ingresso del cimitero con quattro nomi in più di quelli della precedente ma senza alcun riferimento politico.

        Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

   Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro reperibile alla libreria “Ieri e Oggi” di via Italia a 13900 Biella.

Roberto Gremmo

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