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CULTURA E SPETTACOLI | 16 marzo 2018, 09:38

Giù le maschere con la mostra degli studenti biellesi "Così come siamo" FOTOGALLERY

Inaugurata ieri, 15 marzo, l'esposizione è visibile allo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e rappresenta la riflessione degli studenti su maschere e omologazione, con la partecipazione degli artisti biellesi Damiano Andreotti e Daniele Basso

Foto Giuliano Fighera

Foto Giuliano Fighera

"Così come siamo. Un mondo imperfetto ma pieno di bellezza": questo il titolo della nuova mostra inaugurata ieri, 15 marzo, allo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. Realizzata da un gruppo di studentesse dell’Istituto Eugenio Bona nell’ambito della collaborazione in alternanza scuola-lavoro con la società Palazzo Gromo Losa srl, il progetto ha coinvolto nel processo creativo gli artisti Daniele Basso e Damiano Andreotti.

“È l’ora di togliere la maschera”: questo lo slogan che i ragazzi, a pochi mesi dall’esame di maturità, lanciano ai loro coetanei, ma anche ai tanti adulti che li circondano e che spesso pretendono di interpretarne sogni e valori. Uno slogan forte che ha fatto vincere il primo Hackaton biellese (un processo di selezione di progetti tra gruppi di studenti che aveva per premio la realizzazione di una mostra allo Spazio Cultura) alle ragazze del gruppo degli Smascherati portandole poi a unirsi ad altri compagni appassionati d’arte e fotografia, nonché attenti alle questioni legate ai temi dell’identità e dell’immagine, nella realizzazione del progetto. Il percorso espositivo ha al centro le opere di Daniele Basso (scultore) e Damiano Andreotti (fotografo), due giovani artisti biellesi che hanno già acquisito fama internazionale e che con i ragazzi hanno svolto un interessante percorso di approfondimento.

Il gruppo degli Smascherati, alunne del quinto anno del Bona, si è formato nell’ambito di un progetto più ampio del Bona con la Fondazione, e si è riconosciuto da subito nell’idea di riportare visivamente le minacce e i danni dell’omologazione sulla nostra identità: “La società cambia il nostro modo di essere e porta all’omologazione di massa. La nostra mostra, incentrata su questo argomento, vuole sensibilizzare la società spingendola a riflettere sulla centralità delle maschere nella vita delle persone. Ciascuno di noi utilizza più maschere durante la propria vita quotidiana anche se spesso ne risalta solo una, predominante rispetto alle altre”. ha spiegato Martina Frasca, portavoce del gruppo, concludendo “l’idea del nascondersi dietro a queste maschere è il motivo principale di questa mostra”. La scelta è caduta quasi naturalmente su Basso e Andreotti che con la loro sensibilità e le loro opere hanno dimostrato grande attenzione al tema del “mascheramento”.

“Mi piace pensare che l’arte sia uno strumento con cui possiamo indagare noi stessi e le relazioni con il mondo e ci possa aiutare a costruire quello che noi vogliamo diventare” afferma Daniele Basso e precisa “le maschere sono strumenti di relazione, non potremmo vivere senza maschere però l’uso che ne facciamo definisce la qualità della persona che siamo”. Damiano Andreotti usa la nota frase di Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo” per dire che “la bellezza non è l’apparenza, la bellezza è il fondamento del mio lavoro. Non sopporto assolutamente l’apparenza perché mi infastidiscono le persone che sono schiave del loro personaggio, per me fare i ritratti è lavorare tra la persona e il personaggio” La mostra vuole indagare la sovrapposizione del volto e della maschera, a partire da una carrellata dei ritratti fotografici di Andreotti in cui ognuno può cogliere storie e sentimenti, e osservare di riflesso anche la propria maschera. È una galleria ricca che fissa anche l’espressione di molti ragazzi del Bona che si sono prestati alla ricerca artistica di Andreotti, con risultati molto originali. Ai ritratti di Andreotti stanno le maschere di Basso che con la loro geometrica definizione, la loro essenzialità metallica ci riportano un sentimento dolente bloccato nella maschera stessa che lo coglie, lo fissa e lo riflette, lasciandoci increduli, attoniti. “Le superfici specchiati delle mie opere sono fessure spazio-temporali in cui l’anima delle cose diventa messaggio. Superata la funzione, sono riflessioni sulla contemporaneità - dice Basso - sono la ricerca che ognuno di noi fa della propria identità e del proprio posto nel mondo!”.

La mostra resterà aperta fino al 15 aprile con i seguenti orari lunedì - venerdì 10.30-12.30 e 16-17.30 / sabato e domenica 16-19. Chiusa i giorni di Pasqua e Pasquetta. L’ingresso come sempre sarà libero.

Redazione B.

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