AL DIRETTORE - 21 giugno 2017, 07:20

Giornata mondiale dei profughi, lettera aperta di Alessio Ercoli

Giornata mondiale dei profughi, lettera aperta di Alessio Ercoli

Riceviamo e pubblichiamo

"Ieri (20 giugno) è stata celebrata la Giornata mondiale dei profughi. Quanti però sanno chi e quanti sono i profughi presenti nel nostro Paese, e quanti ci dicono la verità su questi dati? Il rischio è che questa categoria di persone costrette ad abbandonare la loro terra, il loro paese, la loro patria in seguito a eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi, venga usata da alcuni politici – con l’aiuto di potenti mezzi di comunicazione amici – per giustificare e perpetrare politiche che nulla hanno a che fare con la salvaguardia di chi vive veramente situazioni serie, difficili, pericolose, e che si vede addirittura paragonato a orde di clandestini che raggiungono le nostre coste illegalmente o con l’aiuto di ONG accusate di essere colluse con scafisti e trafficanti di esseri umani.

Ma vedendo cosa prevedono i festeggiamenti a Biella, ovvero concerti, aperitivi, tornei di volley e calcetto, cene etniche (ovviamente non biellesi per migliorare la loro integrazione, ma africane perché siamo noi che dovremmo abituarci ai loro usi culinari), workshop, conferenze, gite e altro, viene da chiedermi come tutto ciò possa aiutare chi davvero soffre la fame in Africa – che non sono i maschi palestrati che vediamo passeggiare con le cuffie o pedalare in bici per Biella – come possa essere d’aiuto a chi combatte contro gli islamici che bruciano le chiese in Africa o a chi è costretto a fare decine di km al giorno per prendere l’acqua per i figli che soffrono di malattie da denutrizione, al contrario di quelli che, ospitati in qualche hotel di Biella, buttano via la pasta che noi e l’UE offriamo gratuitamente, anche sapendo che molto probabilmente va a persone che non scappano dalla guerra ma che godono di somme di denaro tali da permettere loro di pagare le decine di migliaia di dollari (in conversione) necessarie per passare i checkpoint nel deserto ed affrontare la traversata clandestinamente.

Ma il perché della presenza sul nostro territorio di clandestini che sembrano tutto fuorché profughi ce lo dicono i numeri del Ministero dell’Interno: semplicemente non sono profughi! L’altr’anno, su 181.436 clandestini sbarcati, 123.600 hanno fatto la richiesta per ottenere lo status di rifugiato politico. Quindi già 58.000 sono spariti e si presume che erano quindi ben consapevoli della loro condizione di puri clandestini. Di tutte le richieste esaminate, poi, soltanto 4.808 hanno ottenuto lo status di rifugiato: appena il 5%, addirittura soltanto il 2,6% sul totale degli sbarcati! Se si tengono in conto anche gli altri due permessi, quello sussidiario e quello umanitario, i dinieghi totali sui casi esaminati sono ben il 60% (54.254 domande), in aumento rispetto al 58% del 2015. Calcolando tra quei 4.808 rifugiati i 1.590 siriani sbarcati, si rileva come praticamente tutti quelli che sbarcano dai Paesi africani con il maggior numero di immigrati, non abbiano i requisiti necessari per ottenere lo status che oggi le cooperative celebrano: chi scende in piazza oggi, molto probabilmente, è un semplice richiedente asilo al quale verrà negata la domanda ma che intanto le cooperative elevano come simbolo di buona accoglienza cercando di sciacquarsi dalle accuse di business. Eppure mantenere i dipendenti, acquistare e mantenere edifici, ville, scuole ecc. e organizzare manifestazioni ed eventi della durata di oltre un mese ha un costo notevole…

Abbiamo tutti, purtroppo, impresse nella mente le immagini dei bambini africani denutriti e malnutriti, che non hanno i soldi per scappare e per pagare gli scafisti e che nessuno aiuta in Africa, come invece chiede da sempre la Lega Nord. A pensare male verrebbe da dire che ciò accade perché non fruttano alle cooperative rosse i 35 euro al giorno, e se poi ci si mettono in mezzo eventi come quelli in occasione della Giornata mondiale dei profughi, che sembrano improntati più a mettere in buona luce le cooperative che ottengono milioni di euro per l’accoglienza piuttosto che dare un concreto aiuto a chi effettivamente ne avrebbe bisogno, come quei bambini, i sospetti aumentano…".

l.l.

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