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Animalerie | 17 giugno 2017, 16:31

Crostacei vivi e al freddo del frigo con le chele legate? È reato

Per la Cassazione, l’interesse a non provocare sofferenze ai crostacei prevale sui costi di conservazione. Vanno adottate tutte le misure per ridurre il dolore e va risarcita anche la LAV che si è costituita parte civile

Crostacei vivi e al freddo del frigo con le chele legate? È reato

Una sentenza che farà discutere e che creerà tantissime polemiche, soprattutto fra ristoratori e pescivendoli, sarà la 30177/17 della Cassazione penale, pubblicata ieri 16 giugno. I giudici della terza sezione penale, partendo dal presupposto che astici, aragoste e granchi soffrono se vengono detenuti vivi in una cella frigorifera a basse temperature e con le chele legate in attesa di essere cotti e mangiati, confermano che si è passibili del reato di abbandono di animali di cui all'articolo 727 comma 2 del codice penale, punibile con un’ammenda.

Tale modalità di conservare i crostacei, dettata dalla necessità del contenimento dei costi, è causa di una grave sofferenza in questi animali ed è, pertanto, perseguibile penalmente. E a nulla vale la deduzione secondo cui tenere i crostacei vivi sul ghiaccio e con le chele legate provoca sofferenza nell’animale, tanto quanto la modalità di cottura che in astratto potrebbe costituire un maltrattamento. Per i giudici di legittimità vi è una chiara differenza nel "riconoscimento dell’uso comune".

Le sofferenze causate dalla detenzione degli animali in attesa di essere cucinati "non possono essere parimenti giustificate, in quanto, solo nel primo caso l’interesse (umano) alla non-sofferenza dell’animale soccombe nel bilanciamento con altri interessi umani della più varia natura e legittimati dalla presenza di leggi. Al contrario, non può essere considerata una consuetudine socialmente apprezzata quella di detenere gli animali a temperature così rigide, tali da provocare sicure sofferenze".

Infine, viene riconosciuto il diritto alla Lav (lega antivivisezione onlus) quale parte civile costituita, il risarcimento del danno liquidato in via equitativa e le spese processuali.

Giovanni D'Agata

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