COSTUME E SOCIETÀ - 25 aprile 2017, 15:53

Donato: Frazione Lace, tanta gente per commemorare la Liberazione FOTOGALLERY

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Preoccupazioni subito fugate, quelle legate alle polemiche dello scorso anno e ad un leggero accenno di ripresa delle stesse nei giorni immediatamente precedenti la ricorrenza. Questa mattina, martedì 25 aprile, alla commemorazione di Donato Lace, forse la più importante e partecipata del Biellese, c'era davvero tanta gente, oltre agli uomini e alle donne delle Istituzioni, i sindaci della stragrande maggioranza dei Comuni che si affacciano sui due versanti della Serra (Ivrea compresa, e Biella?) e il presidente della Provincia di Biella, Emanuele Ramella Pralungo. Un lungo serpentone di macchine parcheggiate ai lati della strada dava il benvenuto, ma anche il polso della situazione, a chi cercava di raggiungere il luogo della Festa.

Una lettera recapitata pochi giorni fa all'ANPI di Donato e al Comune, a firma dei sindaci del versante eporediese della propaggine morenica che divide le due province di Biella e Torino, poteva lasciar presagire qualche defezione, che invece non si è registrata. Gli organizzatori, però, sono stati indotti a tagliare il numero degli interventi in scaletta, lasciando il microfono soltanto a Marco Sansoè, segretario provinciale di Rifondazione Comunista, ad uno studente del Liceo Gramsci di Ivrea, che ha ricordato la figura del partigiano Willy, al secolo Guglielmo Jervis, (fucilato a Villar Pellice nell'agosto del ’44), ad un migrante di origine camerunense ("Sono felice di festeggiare con voi la Liberazione. Nel mio Paese il 25 aprile si festeggia il primo di gennaio, data della Liberazione del Camerun" ha affermato) e ad un ex partigiano ultranovantenne, che ha affermato di essersi sentito insultato da chi sosteneva che l'ANPI avrebbe dovuto votare "Sì" al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre.

"Sbagliò il presidente Napolitano – ha tuonato Sansoè – quando assimilò la Resistenza al Risorgimento. Quest'ultimo fu infatti un movimento d'élite, che affidò la costruzione dello Stato all'aristocrazia. Il risultato successivo all'unificazione lo conosciamo: fu una politica conservatrice e compromissoria che contribuì a segnare la forma zoppa e incompleta delle Istituzioni italiane. Nulla a che fare con una lotta di popolo come la Resistenza, che nella pratica delle lotte conteneva già le premesse della forma politica che avrebbe dovuto assumere lo Stato italiano, e che venne riversata nella Costituzione antifascista, democratica, rappresentativa e partecipativa, includente. Noi che siamo qui sappiamo che la Costituzione è il risultato di quell'esperienza di popolo. Noi non siamo qui solo per commemorare ma, mutuando l'invito dell'ANPI, siamo qui per attuare e difendere la Costituzione per cambiare l'Italia. E sappiamo che il compito non è facile. Per questo, bene ha fatto l'ANPI a contribuire così apertamente, liberamente e vivacemente alla vittoria del "No" al referendum costituzionale: quella riforma era irrispettosa e autoritaria. Non si cambia la Costituzione a colpi di maggioranza."

Sansoè ha poi concluso il suo intervento con una riflessione sui nuovi venti di guerra che spirano da più parti: "Due cose possiamo fare noi che siamo qui, oggi. Abbattere tutti i muri, quelli che abbiamo dentro ad ognuno di noi, e poi prendere posizione contro la guerra, a partire, ancora una volta, dalla nostra Costituzione: all'articolo 11, infatti, ci ricorda che l'Italia ripudia la guerra". 

Sui titoli di coda il coro ha intonato "Bella ciao", l'inno alla Libertà.

Vincenzo Lerro

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