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ATTUALITÀ | 27 febbraio 2017, 07:40

Il contratto collettivo sulla mobilità, ovvero i risultati dell'azione sindacale e collettiva dei lavoratori

Foto di repertorio

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Riceviamo e pubblichiamo

"La 107/15, la cosiddetta “Buona scuola” di Renzi, approvata dopo una stagione di mobilitazione tra le più dure e partecipate, ha stabilito che la mobilità per il personale docente sarebbe avvenuta non su singola scuola ma su ambito territoriale. Veniva quindi, per legge, abrogata la possibilità per i docenti di fare richiesta di mobilità su singola scuola. Tutti coloro che avrebbero richiesto un trasferimento o una assegnazione provvisoria avrebbero dovuto fare richiesta di collocazione in un ambito territoriale. Dall'ambito territoriale – area geografica sub-provinciale costituita da più Scuole - sarebbero stati di dirigenti scolastici a selezionare i docenti attraverso una “chiamata diretta”. Una selezione non supportata da alcun criterio di orientamento (tanto meno stabilito con una intesa contrattuale), lasciando alle scuola un ampio spazio di discrezionalità nella scelta.

La 107/15 introduceva poi un blocco triennale della mobilità, impedendo per legge il trasferimento fuori dalla provincia di assegnazione, senza tenere in minimo conto le esigenze famigliari e personali delle lavoratrici e dei lavoratori. Il nuovo Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) ripristina le norme contrattuali che la legge aveva abrogato e reintroduce la possibilità per i docenti che fanno richiesta di mobilità di poter definire non più un ambito territoriale, ma una lista di scuole (fino a 5) di preferenza come in passato. In aggiunta a ciò è stato eliminato il vincolo triennale di permanenza, entro la provincia di prima assegnazione. Il contratto definirà inoltre i criteri in base ai quali i Docenti che richiederanno ambiti territoriali saranno assegnati alle singole Scuole. Non più libero arbitrio dei Dirigenti ma parametri oggettivi, trasparenti e contrattati. Il ripristino delle regole precedenti è stato possibile grazie a tre fattori:

- La forte opposizione delle organizzazioni sindacali al progetto di legge con l'indizione tra il maggio 2015 e il maggio 2016 di due scioperi generali, uno dei quali con l'80% di adesioni a livello nazionale

- L'iniziativa referendaria della FLC CGIL con la raccolta di oltre 480.000 firme per abrogare la norma.

- Il forte dissenso presente tra le lavoratrici ed i lavoratori nei luoghi di lavoro e il ruolo svolto dalle RSU che hanno raccolto il dissenso ed hanno contribuito ad incanalare lo scoramento nei confronti di provvedimenti palesemente iniqui e punitivi in una azione sindacale che ha prodotto risultati significatovi rispetto a salvaguardia della dignità delle persone che vivono del loro lavoro.

Le assemblee sindacali unitarie (FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola) che abbiamo svolto nelle Scuole della nostra Provincia negli scorsi giorni, hanno visto la massiccia partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno espresso la loro soddisfazione ed il loro apprezzamento per il risultato raggiunto. Un primo, importante passo in avanti per il ritorno ad una Scuola democratica e partecipata in cui i lavoratori tutti vedano riconosciuti i propri diritti contrattuali". 

Per la Segreteria della FLC CGIL di Biella Marco Ramella Trotta

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