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COSTUME E SOCIETÀ | 03 gennaio 2017, 15:30

Don Giovanni Perini: “Prevalga, nel 2017, la politica dell’accoglienza e della carità” VIDEO

Don Giovanni Perini: “Prevalga, nel 2017, la politica dell’accoglienza e della carità” VIDEO

Migranti, un termine assai generico per indicare tutto e niente, troppo spesso abusato e urlato a gran voce dal politico sui grandi teleschermi o sui titoloni dei grandi giornali. Un problema di cui si ignorano, volutamente o meno, le vere ragioni e le difficoltà di queste anime costrette a imbarcasi su mezzi fatiscenti pur di abbandonare la guerra e la violenza diffusa del proprio paese. Un’odissea che raramente termina con la parola fine a causa, soprattutto, di un atteggiamento generale di insofferenza e totale diniego da parte dei paesi ospitanti, incapaci o poco propensi a trovare una soluzione rapida e adeguata ad un tema estremamente attuale.

Con Don Giovanni Perini, responsabile di Caritas Piemonte, Newsbiella ha voluto fare il punto sul tema migranti, scandagliando a fondo su ciò che si è fatto, in questo ultimo anno, nel territorio biellese e su quello che si dovrà ancora fare per migliorare le condizioni generali di queste persone.“ Il 2016 non è stato un anno positivo - così analizza Don Perini con amarezza - Non si è affrontato il problema dell’emigrazione in modo adeguato sia dal punto di vista politico sia da quello umano e civile. Purtroppo, c’è stata poca partecipazione da parte delle Amministrazioni comunali nell’attivazione dei cosiddetti SPRAR, ovvero i centri di accoglienza e asilo per rifugiati gestiti direttamente dai Comuni: sono numerose le ragioni, come ad esempio la mancanza di coraggio da parte di alcuni sindaci di fronte alle reazioni dei cittadini o semplicemente perché alcuni di loro non li vogliono all’interno dei loro comuni”.

“Inoltre - prosegue il sacerdote - viviamo in una situazione grottesca e a dir poco paradossale: oltre agli SPRAR, i migranti vengono accolti anche nei CAS (gestiti da cooperative che hanno vinto i bandi pubblicati dalla Prefettura di Biella, ndr) e per due anni vengono curati e istruiti in attesa dell’accettazione della loro richiesta di asilo ma molto spesso queste persone vengono diniegate e costrette ad abbandonare le strutture. C’è un insopportabile ipocrisia di fondo e molti poi si stupiscono se queste persone finiscono nelle mani delle associazioni criminali. Molto spesso si curano i sintomi e quasi mai le cause: il sistema va rifondato a livello nazionale ed europeo in maniera radicale. Infine deve cambiare l’atteggiamento dei biellesi: si devono abbandonare gli atteggiamenti di paura e ostilità aprendo la propria mente e il proprio cuore all’aiuto e all’accoglienza del prossimo. È un augurio per il nuovo anno: deve prevalere, infatti, l’aspetto umano. Bene e male non si dividono per razza o religione ma per come agisce un singolo essere umano. Una società che crea tensioni, rifiuto e divisione non ha futuro. Così ci ha sempre insegnato la storia”.

g.c.

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