“Preoccupazione e sconcerto” sono la reazione di Coldiretti Biella alla diffida inviata all’Italia dalla Commissione Europea per chiedere la fine del divieto di utilizzo del latte in polvere, concentrato e ricostituito per la preparazione di prodotti lattiero caseari. Dall’11 aprile del 1974 l’Italia aveva invece deciso di vietare ai caseifici l’uso di polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare con lo scopo di mantenere alta la qualità dei prodotti caseari e di salvaguardarne l’autenticità, evitando inganni ai danni dei consumatori.
I possibili effetti dovuti alla cancellazione della norma sarebbero particolarmente dannosi per il Piemonte, che occupa oggi una posizione di spicco nello scenario economico regionale come dimostrano i numeri: conta, infatti, 1.900 aziende, oltre 8mila addetti, vale 390 milioni di produzione lorda vendibile e ha a disposizione circa 8 milioni di quintali di produzioni. Inoltre, si fregia di 6 Dop regionali, Bra, Castelmagno, Murazzano, Robiola di Roccaverano, Toma Piemontese e una interregionale, il Gorgonzola.
“Non solo: le nostre due province, in particolare, sono terre di formaggi tipici, che tramandano tradizioni diverse dalla pianura alla montagna, tra cui quella Walser ancor oggi radicata in Valsesia - rimarcano Paolo Dellarole e Marco Chiesa, presidente e direttore di Coldiretti Vercelli Biella -. In Piemonte oltre il 70% del latte prodotto viene destinato alla trasformazione casearia. L’utilizzo del latte in polvere per la preparazione dei nostri formaggi avrebbe, quindi, conseguenze pesanti sulla tenuta degli allevamenti piemontesi e indurrebbe ad una elevata importazione. Nella nostra regione, su una produzione di 9 milioni di quintali di latte, il 25% viene destinato alla preparazione di formaggi Dop di cui la regione registra un’antica tradizione, non possiamo dunque pensare di produrre i nostri formaggi tipici senza il latte delle nostre stalle”.